di Francesco Carlà

B2B e IPO: Digital Island e Freemarkets

del 9/12/1999
di Francesco Carlà

Se ieri sera mi avete visto a Tempi Moderni su Italia 1, siete stati davvero bravi. Perché non c'ero. La puntata sui soldi che ho registrato non so dove sia finita.
In cambio ce n'era una sulle donne in carriera che tornano a casa. Come Lassie.

Invece a Mediamente tutto bene: lì se mi avete visto ero proprio io.


Intanto al Nasdaq due storie tengono banco: gli accordi B2B e le solite velocissime IPO. Digital Island e Freemarkets.

Digital Island

Vi avevo parlato di Digital Island (nasdaq-isld) e delle sue idee: spingere i contenuti più pesanti (audio, video e altri dati) alla fine del network invece che all'inizio. Meno strada, più velocità. Facile. Geniale.
La stessa idea di Akamai, una delle Ipo più torride dell'anno, un valore di mercato di quarantamila miliardi in lire. Proprio ed anche per questo a me Digital Island sembrava sottovalutata.

Se ne sono accorti anche Sun (sunw-nasdaq) e Inktomi Inkt-nasdaq). Quasi subito.
Così ieri hanno stretto un accordo a tre per mettere 5000 computer Sun e software di Inktomi sul network di Digital Island. In cambio di soldi e marketing.

Risultato: quando un'idea è buona il mercato se ne accorge. Le azioni di ISLD sono andate su del 100 per cento in due giorni e anche quelle di Sun e Inktomi hanno beneficiato dell'accordo.

C'è una morale in questa storia: colonizzare la Rete è il vero business di questi prossimi anni. Nel simulmondo è tutto in divenire. Basta scegliere bene i tempi. Come nel gol di testa su un calcio d'angolo.
Tutti saltano, ma solo uno becca la palla. Uno per volta.

Freemarkets

Sembra proprio che quella di Freemarkets.com sia destinata ad essere la IPO (initial public offering, quella che in Italia chiamano OPV cioè offerta pubblica di vendita) più veemente della storia del Nasdaq. Mentre sta per partire la quotazione, che è attesa per il 10 dicembre cioè domani, intanto il prezzo è cresciuto senza frontiere. Ci vogliono già
40-42 dollari per ogni azione di Freemarkets. Ne bastavano meno di 15 quando ho cominciato a parlarvi di questa società brillantissima. I prezzi salgono.

Ma facciamo due conti. Ebay (nasdaq-ebay) vale 40 mila miliardi in lire ed è lo standard di un mercato che vale un decimo di quello di Freemarkets. E' il mercato delle aste (auctions) Business to Consumer, il cosidetto B2C.
Ebay non ha praticamente concorrenti: Yahoo! e Amazon non sono riusciti in un anno nemmeno ad intaccare il suo successo.

Freemarkets (nasdaq-fmkt) ha alcuni concorrenti, tra cui Vertical Net (nasdaq-vert) e Chemdex (nasdaq-cmdx).
Vertical Net vale sul mercato novemila miliardi in lire.
Chemdex seimila. Freemarkets a 42 dollari per azione varrebbe già circa seimila miliardi cioè quanto Chemdex.

Ma Freemarkets.com è almeno due o tre volte meglio di Chemdex, e anche di Vertical Net. Perché non è basata sui contenuti, che in questo business non servono.
Ma sulla piattaforma software, Bidware. Niente comunità, solo soldi. I soldi che fa risparmiare ai giganti come General Motors che già usano Freeemarkets.

E che presto non potranno farne più a meno. Di Freemarkets.






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