di Francesco Carlà

Linux: la religione del software a Wall Street

del 13/12/1999
di Francesco Carlà

Un lettore di Finanza World mi scrive:

TINELLI
Lo so che non consigli nessun titolo ma ogni tanto potresti
passarci qualche bocconcino (grazie mille p.es. della
segnalazione di Andover.Net l'ho comprata il primo giorno
a 47.74053 (per l'esattezza :-) ed ha chiuso a 65 US$
(max a 90)

Di recente scrivevi:

- Per Linux e i suoi profeti Red Hat, Andover, Cobalt,
Allaire e Va Linux Systems i tempi sono molto propizi.
Va Linux (lnux) ha perfino battuto il record di The Globe
(tglo) come Ipo piu' veloce: +700 per cento il primo giorno.
Ma io penso che questa di Linux sia davvero una religione
e non mi fido delle ideologie. Specialmente Red hat è
totalmente sopravvalutato. E nemmeno gli altri scherzano.
Oltretutto, open o no, chi ha bisogno di un sistema operativo
quando ha la Rete? -

MIIIII... ero contentissimo fino a che sono arrivato a
questo pezzo, tutti parlano di Linux come nuovo "Windows"
e tu me lo butti così in basso ???
Come mai ???


-CARLA'
E allora e' davvero cosi': tutti pensano che Linux possa
essere il nuovo Windows e agiscono di conseguenza. Io dubito.
Vediamo perché.

Microsoft è relativamente nei guai. Acque agitate a Seattle
per via dell'antitrust e di un generale problema Internet.
Cio' non toglie che Gates e soci hanno tasche profondissime.
Quello che non possono fare se lo comprano. In contanti.

E gran parte del merito e' ancora di Windows. E di Office.

Microsoft serve due mercati: i consumatori (B2C) e le
aziende (B2B). Sul primo mercato ha una presa fortissima:
nessuno o quasi può fare a meno di Windows, e di Office
non possiamo fare a meno per abitudine. Provate a dire a
qualcuno che deve imparare ad usare un altro Word o un
altro Excel. Seppure simili. In più Gates li vende
assieme a Windows nei PC. Quindi per Linux semaforo rosso.

Sul secondo mercato, le aziende, la faccenda e' piu'
complessa. I prodotti Microsoft sono molto diffusi, ma
non cosi' standard come sul versante consumatori.
Questo non vuol dire semaforo verde per Linux, ma
certo la sua quota di mercato se la deve conquistare qui.
E soprattutto sul software che usano le aziende per
stare su Internet: i server.

In questa zona Linux ha un grandissimo vantaggio.
Il vantaggio e' che costa poco. Non nulla perche' le
versioni documentate e adatte alle aziende sono quelle
dei suoi profeti: Red Hat etc etc. Costa poco e ha
un'enorme platea di sviluppatori che lo testano e lo
migliorano di continuo. Il modello Open è la sua forza.
Insieme al basso prezzo.

Il modello Open puo' fare molta strada, virare verso
altre possibilita' future del software, finire nelle
nuovissime e fantascientifiche Internet Appliances,
i nuovi elettrodomestici attaccati alla Rete che
vi guidate con un cellulare. Ma puo' un futuro del
genere reggersi sul volontariato?

Ecco il mio dubbio fondamentale: avranno ancora voglia
le migliaia di programmatori volontari che hanno
generato il successo di Linux, di continuare a lavorare
per il trionfo di chi fa manuali e costumer care come
Red Hat e soci?

Se Linux e' una religione, puo' questa sopravvivere
al contatto con i soldi?

La risposta e' si', ma solo a patto di chiudersi in se
stessa. Ma non e' questo il contrario della religione di
Linux?

Ecco perche' non mi fido troppo degli enormi rialzi
dei profeti di Linux.


Moltissimi tra voi mi chiedono DOVE e QUANDO potranno
finalmente comprare il mio libro (scritto con Luca
De Biase): Come investire su Internet (Milano Finanza ed.).
Io so una cosa:

Ho finito di scriverlo ad agosto e contiene tutte le
indicazioni strategiche e tattiche, le informazioni di
base e quelle piu' approfondite, per cominciare ad operare
al Nasdaq e imparare a fare ricerche sulle Net Stocks.

So che deve uscire molto presto, ma non so esattamente
quando.

In perfetto stile internettiano potreste mandare un'email
a Milano Finanza per avere maggiori informazioni.
Cosi' poi le date anche a me. Smile.






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