di Francesco Carlà

La favola dei ricchi e dei poveri

del 26/10/2009
di Francesco Carlà
In questi giorni e' uscito un mio
nuovo libretto, figlio di tre colonne
che tengo da alcuni anni su giornali
e riviste: Soldi & Felicita' (da' anche
il titolo al libro che potete trovare qui:
http://www.bandashop.it/product.php?id=81
oppure qui:
http://www.ibs.it/code/9788873941309/carla
grave/soldi-felicita-questo.html

su Vanity Fair, Soldi & Sport su SportWeek e
Il risparmiatore sulla Gazzetta dello Sport.

In questo libro mi e' capitato diverse
volte di parlare di un mio caro amico,
Antonio Liuzzi, commerciante di biancheria
da alcune generazioni, aabbonatico genio
del risparmio.

E' stato lui a raccontarmi la favola dei
ricchi e dei poveri. Vado a cominciare.


C'erano una volta gli anni '50, e poi
gli anni '60, in Italia e in una piccola
citta' di centomila abitanti.

Alcune famiglie controllavano il fiorentissimo
mercato dei corredi. Dovete sapere che, a quel
tempo, ogni giovane donna e perfino ogni bambina
DOVEVA avere un corredo se non voleva sfigurare.

Senza corredo non si sposava e i genitori
erano praticamente costretti a sacrifici
per riempire l'armadio delle figlie.

Se ci mettete poi che in Italia si facevano
tanti figli (e figlie), il business sarebbe
piaciuto parecchio anche a Warren Buffett.


Quindi si vendevano moltissimi corredi e i
bauli erano pieni di bellissime tovaglie
ricamate, coperte, lenzuola, copriletti etc etc.

Un corredo completo, e adeguato, costava anche
milioni di lire, percio', rivalutando, migliaia
e decine di migliaia di euro di oggi.

I migliori negozianti di corredi, tra cui la
famiglia del mio amico, fiorivano e prosperavano;
le casse si riempivano di soldi e sembrava che
un business cosi' esplosivo non dovesse cambiare mai.

Ma qui viene il bello: la famiglia di Antonio
comincio' ad investire non solo in merce
per i negozi, ma anche in ... negozi.

Cominciarono lentamente a comprare locali
commerciali nelle zone migliori, quando ancora
i prezzi erano abbordabili, e ad affittarli.

La regola di famiglia era semplice e vi
ricordera' qualcosa che avete letto su Fw:

"Se guadagni, al netto, 100, 50 te lo puoi
spendere, ma non di piu'. Il resto investilo."

Furono gli unici, o quasi, ad applicare
questa regola. I concorrenti, alcuni
anche piu' grandi, spesero molto di piu'
e investirono molto di meno, convinti che
il business sarebbe durato in eterno.

Ma vennero gli anni '70 e i decenni seguenti.

Le tradizioni cambiarono, le ragazzine e
le giovani donne tirarono un calcio al
baule del corredo e optarono per asciugamani
e piumini comprati al bisogno. I ricami
e i pizzi diventarono una questione di
nicchia e i prezzi scesero per via della Cina.

I commercianti che avevano speso e non
avevano investito, fallirono uno dopo l'
altro e finirono a fare i commessi da Benetton.

Quando furono fortunati.

Antonio ridimensiono' i suoi negozi, ma
la forza della sua liquidita' gli consenti'
senza problemi di riconvertirsi.

E, soprattutto, i suoi investimenti di ogni genere,
e i suoi negozi e locali commerciali, esplosero
in valore e adesso sono affittati ai nuovi eroi:
i giganti della moda e del fashion.


Ci sono almeno tre morali decisive in questa favola
che e' tremendamente Vera e sempre Attuale:

La prima: tutti i business cambiano e bisogna
saper prevedere i cambiamenti con modestia e attenzione;

La seconda: il momento giusto per cominciare a
investire e' subito e sempre, Mai rimandare;

La terza: Guadagno, Risparmio e Investimento sono
una Abitudine Trigemina che non va Mai separata.

Se ve ne vengono in mente altre scrivetemi a:
f.carla@finanzaworld.it


Un caro saluto a tutti,
Vs. Francesco Carla'


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