di Francesco Carlà

E se l'Italia fosse un'azienda?

del 26/09/2011
di Francesco Carlà
In Italia non s'era mai vista un'estate
come quella che e' appena andata in archivio.

Ha fatto caldo nelle citta', specialmente
a Milano e a Roma.

A Milano c'e' la Borsa, a Roma c'e' il
Quirinale, il Parlamento e il Governo,
nell'ordine che preferite voi.

Gli italiani, sotto l'ombrellone, hanno
preso visione di nuove parole chiave da
cercare su Google: Spread, CDS, Bund e
quella piu' antipatica e temuta: Default.

I Fwiani le conoscono gia' e quelli Premium
sanno pure come affrontarle e proteggersi.

Gli italiani non Fwiani hanno solo capito
che, di manovra in manovra, le cose possono
andare sempre peggio, com'e' successo in
Grecia in questi ultimi 12 mesi.

Un mio caro amico mi ha praticamente sconvolto
qualche giorno fa: "Francesco, tu che di
sicuro lo sai, come funzionano e dove si
comprano i CDS per assicurare i miei BTP?

In banca non mi hanno saputo dire nulla!"

C'e' rimasto molto male quando gli ho detto
che i CDS sono solo per gli istituzionali.

Ed e' molto dubbia la loro efficacia reale.

Ma adesso che l'estate e' finita, mi chiedono,
cosa succedera' in autunno? Davvero non c'e'
piu' da fidarsi dei Buoni del Tesoro?


Qualche giorno fa ero a Londra e mi hanno
chiamato da Radio Radicale per un'intervista
sulla situazione dei mercati etc etc.

Le domande dei Radicali (e quelle della
Radio Vaticana che mi chiama spesso per la
stessa ragione) m'interessano.

Cosi' provo, come cerco sempre, di parlare
fuori dal coro. Per capire come andra' nei
prossimi mesi ho cercato di pensare a come
ragionano i mercati azionari.

Durante l'intervista mi e' venuto in mente
questa idea: e se provassimo a pensare all'
Italia come se fosse un'azienda quotata?

Quasi sicuramente capiremmo meglio cosa
pensano i mercati delle manovre (e dei rating)
e perche' lo pensano. Vediamo insieme.

Se un'azienda subisce un ciclo molto negativo,
s'indebita troppo, vede calare i mercati,
colleziona perdite invece che profitti,
di solito a Wall Street succedono, nell'ordine,
le seguenti cose:

La prima: si cambia il management. Nessun
turn around puo' essere preso sul serio dagli
investitori se e' gestito dagli stessi dirigenti
che hanno creato la crisi.

La seconda: si mette mano ai costi improduttivi.
Un bravo management di turn around si stringe
attorno al core business, alle zone positive
dell'azienda e taglia i costi superflui.

La terza: si investe nel business che rende,
nei ricavi che portano profitti e migliorano
la qualita' del marchio, si usano i vantaggi
aziendali e si lasciano perdere i business
che non funzionano.

La quarta: si fanno comunicazioni (poche)
precise e chiare. E si rispettano al millimetro
le promesse. I mercati hanno memoria da elefante
e zampe da lepre.

La mia intervista completa la trovate qui:
http://www.radioradicale.it/scheda/335310


Un caro saluto a tutti,
Vs. Francesco Carla'


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