di Francesco Carlà

Novembre, un anno dopo

del 19/11/2012
di Francesco Carlà
Riflettevo su come va il Turnaround Italia a
meta’ novembre del 2012.

La strategia di Monti mi pare chiara: il Fatturato Italia,
secondo lui, non e’ in grado di crescere (forse -3%
del Pil alla fine dell’anno) quindi tanto vale che ci si
rassegni a diventare piu’ piccoli e piu’ poveri.

Il fatto e’ che non taglia nemmeno le spese sul serio
e lo spread per mesi l’ha tradito. Da qui l’aumento
del Debito: 1995 miliardi.

Il Governo poi e’ entrato in scadenza: e’ un Cda che ormai
puo’ concentrarsi solo sull’ordinaria amministrazione.
Il prossimo Consiglio non si sa quando arrivera’,
ne’ se quello attuale sara’ confermato.

Ceo incluso.


Stanno davvero cosi’ le cose? L’Italia e’ ormai un
Business/Paese destinato alla parte destra della classifica,
inseguita dai creditori e sempre in bilico sul Cliff,
per usare una parola di moda in questi giorni in America?

Secondo me le soluzioni ci sono e continuano ad essere
quelle presenti nella mia Ricetta Italia di un anno e piu’ fa:

*Ricetta Italia
“Lo Stato deve mollare la Presa sull’Economia.

O i Mercati continueranno, Giustamente dal
loro punto di vista e forse perfino dal nostro,
a Picchiare DURO.

Rieccovi la mia RICETTA e il TURNAROUND ITALIA:

L’Italia riparte SOLO se ai Mercati e agli
Imprenditori si da’ una Riforma Vera dei Costi Statali
e con il Ricavato si Finanzia una Riforma Fiscale
con due aliquote: 10 e 25% tutto incluso.

Ai nostri piccoli e medi imprenditori non
si puo’ continuare a chiedere di scegliere
tra sommerso o chiusura. Se non si liberano
i nostri Animal Spirits la bancarotta e’ certa.”

*Turnaround Italia
“Se un’azienda subisce un ciclo molto negativo,
s’indebita troppo, vede calare i mercati,
colleziona perdite invece che profitti,
di solito a Wall Street succedono, nell’ordine,
le seguenti cose:

La prima: si cambia il management. Nessun
turn around puo’ essere preso sul serio dagli
investitori se e’ gestito dagli stessi dirigentiche
hanno creato la crisi.

La seconda: si mette mano ai costi improduttivi.
Un bravo management di turnaround si stringe
attorno al core business, alle zone positive
dell’azienda e taglia i costi superflui.

La terza: si investe nel business che rende,
nei ricavi che portano profitti e migliorano
la qualita’ del marchio, si usano i vantaggi
aziendali e si lasciano perdere i business
che non funzionano.

La quarta: si fanno comunicazioni (poche)
precise e chiare. E si rispettano al millimetro
le promesse. I mercati hanno memoria da elefante
e zampe da lepre.”


Erano le mie idee del 2011.

Nel 2012/2013 le questioni
sono ancora queste.

Ancora piu’ decisive, mi pare. Ed urgenti.


Un caro saluto a tutti,
Vs. Francesco Carla'


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