di Francesco Carlà

Le caramelle italiane a Wall Street

del 31/03/2014
di Francesco Carlà
La mania delle caramelle digitali e'
sbarcata a Wall Street. L'azienda del famoso
videogioco Candy Crush, co-fondata dall'italiano Riccardo
Zacconi, nel 2013 ha avuto un profitto netto,
dopo le tasse, di circa il 30% del fatturato.

E stavolta non stiamo parlando di 'caramelle':
piu' di 400 milioni di euro.

I soldi arrivano da 96 milioni di giocatori
al giorno che comprano, a meno di un euro per
volta, 'vite extra' oppure pezzi di gioco addizionali.

In Borsa sfodera una valutazione attorno ai 5 miliardi
di euro, cioe' un po' meno di 3 volte
il fatturato 'previsto' per il 2014. La partenza
e' stata assai volatile com'era prevedibile,
ma questo non tanto per le dimensioni della company.

Infatti, se pensate che si tratti di un'aziendina
siete fuori strada. King digital entertainment,
il nome dell'azienda che controlla Candy Crush,
fatturera' quest'anno circa due miliardi di euro,
il 39% in piu' del 2013 e il 1000% in piu' del 2012.

Questi soldi arrivano al 78% da Candy Crush.

E adesso le due domande che contano.

La prima: comprereste le azioni di Candy Crush?
La seconda: se si' perche' e a che prezzo?

Se invece non le comprereste, cos'e' che non vi convince?


E' chiaro che se la crescita della company dovesse
restare cosi' elevata, la valutazione potrebbe essere
allettante.

Ma chi puo' dirlo?

I videogiochi per smartphone e su Facebook hanno
molto in comune con le mode: ricordate titoli come
Angry birds e Farmville che nel frattempo hanno perso
parecchio appeal?

Non e' facile ripetersi, un po' come succede al cinema
e nel mondo della musica pop.

Da qui la risposta alla seconda domanda:
azioni come queste sono 'interessanti' solo
per chi pensa di poterci speculare a breve
termine. Cosa che ovviamente sconsiglio.

Prezzo e valutazione sono difficili come
in un videogioco.


Un caro saluto a tutti,

Vs. Francesco Carla'
f.carla@finanzaworld.it




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