di Francesco Carlà

Azionisti ed Imprenditori (seconda parte)

del 3/08/2015
di Francesco Carlà
Piu' o meno 5 anni fa scrivevo la newslettera che state
per leggere. Questa e' la seconda ed ultima parte e
continua ad occuparsi di un tema che mi/ci e' molto caro:
essere Azionisti ed Imprenditori.

Questi sono i links alle lettere del luglio
2010, in piena crisi. Cos'e' cambiato? Anche
questa volta non ci metterete molto a scoprire
cos'e' cambiato. In meglio.

https://www.finanzaworld.it/content/read/11283/azionisti-ed-imprenditori-prima-parte
https://www.finanzaworld.it/content/read/11291/azionisti-ed-imprenditori-seconda-parte

Buona lettura.


Imprenditore 'Normale' e Imprenditore Azionario.

Un tema che, e' comprensibile, ci appassiona tutti.
Stanno venendo fuori tante cose interessanti,
sia qui che a f.carla@finanzaworld.it

Vengo subito alla sintesi di alcuni vostri interventi
che sollevano questioni importanti e rappresentative.


Qual e' l'Etica dell'Imprenditore (e dell'Investitore)?
-Paolo Gradella

Caro Carla',
cosa ne pensi dell'eticita' del soldo che
tira soldo fine a te stesso? Scusami ma
non ti ho mai sentito parlare di come
investire questi lauti guadagni da investimenti.

Se l'imprenditore-azionista non reinveste
gli eventuali utili per lo sviluppo
della propria azienda e per migliorare produttivita'
e condizioni del lavoro, non credi che tutto questo
sia piuttosto triste?

Tu credi nell'economia reale o sei rimasto al simulmondo?

Io personalmente una parte dei guadagni pur non
essendo imprenditore la uso per la realizzazione
di opere socialmente utili per il mio paesino
di mille anime, e tu?


Il Pessimismo ragionato (Motivato?)
-Gian Piero Alpa

Poiche' sono imprenditore in entrambe le forme da te
descritte, capisco bene che cosa intendi. Come
Orazio che a Roma sognava di essere a Tivoli e
a Tivoli sognava Roma, quando faccio l'azionista
sogno di avere le leve decisionali, quando le ho,
le cose a volte sono cosi' complesse (gratuitamente
complesse) che sogno di fare l'azionista.

Credo che l'azionista-imprenditore sia fuori
dalla portata dell'investitore medio, a meno
che non si affidi ad una guida che gli faccia
tutto il lavoro di screening e di controllo (tipo Fw ndC).

Di piccole aziende quotate, in teoria ideali
per l'azionista-imprenditore, ne conosco
molte, tutte dal di dentro: sono poche quelle
dove l'azionista di minoranza e' tenuto in debito
conto per un periodo che vada oltre il terzo anno
dalla quotazione.

Gia' e' difficile essere azionisti
ed "agire come se l'azienda fosse propria",
come si legge in tutta quella letteratura
dove si illudono i semplici che anche loro
possono "fare come Warren Buffett".

Molto piu' difficile e' essere azionisti
di maggioranza (o di controllo, o comunque deputati
alla gestione) e rinunciare ai privilegi che la gestione
comporta, incluso la scelta degli stipendi e dei fringe
da attribuirsi, oppure di sovra indebitare l'azienda per
perseguire politiche di espansione donchisciottesche.

Opportunita' per praticare l'arte dell'imprenditore-azionista
ve ne sono certamente negli Stati Uniti, anche se meno di
qualche anno fa: anche la' sono molto lesti ad emulare i
cattivi esempi che copiosamente gli provengono dall'alto.

Ve ne sono meno in Italia e non solo per le minori
dimensioni del mercato. Un caso come Italdesign,
ritirata dalla Borsa perche' andava troppo bene,
ed infatti dopo poco rivenduta alla Volkswagen
ad un prezzo 3 volte maggiore (ufficiale, ufficioso chissa'),
negli Stati Uniti difficilmente sarebbe stato possibile.


Imprenditori per procura
-Giacomo Ruzza

La tua mail sugli imprenditori mi ha fatto
pensare, come dicono gli americani:
“story of my life”, da tanto bravo sei
stato a spiegare perché i piccoli imprenditori
se vogliono diversificare il loro rischio personale
devono investire in Borsa in aziende
quotate, e nel frattempo continuare a remare per far
crescere e prosperare la loro azienda,
come peraltro faccio da 15 anni.

Mi permetto simpaticamente di farti notare solo
una bazzecola: tutte le aziende quotate nelle Borse
del mondo sono nate come piccole aziende rette e
gestite da piccoli imprenditori.

Quindi e' ovviamente grazie alla miriade di pesci
piccoli come me che si sono create le Borse mondiali,
che a loro volta permettono oggi a chiunque di diventare
“imprenditori per procura”.


-Carla'
Sono solo tre esempi, tra le oltre 350 email
arrivate e i molti post sul mio Blog. Ho capito
una cosa: c'e' moltissima voglia di riflettere
sull'identita', sul ruolo e sul futuro del piccolo
e medio imprenditore italiano.

Eccovi tre mie riflessioni che vengono dalla
lettura di tutti i vostri interventi:

1 E' sempre piu' difficile fare il piccolo
  e il medio imprenditore in Italia, sebbene
  sia dovuta proprio a questo genere di
  imprenditori la fortuna e il benessere
  dell'Italia di questi ultimi 65 anni;

2 Non e' giusto e non ha senso economico,
  ne' sociale, che un bravo imprenditore
  debba lottare per sopravvivere per cause
  estranee alla sua perizia e competenza;

3 Il Simulmondo (il digitale) e' una chiave sempre piu'
  decisiva per lavorare e imprendere meglio,
  ma con prospettiva futura e non solo day by day.
  Per questo ho deciso di creare la CARLA' Design:
  per aiutare gli imprenditori con le loro aziende
  come ho cercato di fare in questi anni di Fw
  con i loro portafogli. In fondo sono una cosa simile.

Infine:

Il compito (e l'etica) del bravo Imprenditore e'
creare Valore, Qualita' e Ricchezza per se' e
per gli altri. E' sempre piu' intelligente
che lo faccia con le tecnologie e i metodi
adatti al suo tempo. Simulmondo e Finanza
Democratica sono senz'altro tra questi.

Ecco perche' le ho sempre messe assieme.

Fwiani piu’ stagionati lo sanno bene:
ho scritto, detto e fatto su questi temi negli
ultimi 25 anni (Oggi 30). Ricordate parole chiave come:

Nettitudine, Internet in piedi, sdraiati e seduti,
AspiraNet etc etc?
Oppure libri come Simulmondo, Italia-Google,
Finanza democratica?

Agli imprenditori italiani la faccenda della produzione
nel Simulmondo puo’ essere spiegata anche cosi’:
la meccanica e l’elettricita’ sono state alla base
del grande boom industriale del dopoguerra.

E sono nate la Vespa, la Cinquecento,
l’Olivetti Valentine di Sottsass (uno dei
pochi a capire in tempi non sospetti, 1989,
l'Interactive Design di cui parlavamo), etc etc.

L’informatica e la telematica sono alla base
del Simulmondo. Creare nuovi prodotti e
nuove imprese digitali vuol dire sfruttare
queste tecnologie di base per nuove applicazioni
e Premium, tipo Facebook, Priceline, Twitter o Google.

Oppure simulazioni avanzate e innovative di
modelli commerciali o industriali che gia’
esistono sulla Terraferma: eBay, i Giornali
on line, gli ecommerce, i games on line etc etc etc.

Il Simulmondo italiano e’ quasi tutto da fare.
Per i prodotti, per i Premium, per l'organizzazione
aziendale e gestionale. Per un sacco di cose.

Gli Imprenditori piu' intelligenti lo sanno.

Nel 2000 mancava la mano d’opera.
Oggi c’e’. Ma ci vogliono idee nuove perche’
Facebook, Itunes, Ctrip, Amazon, Twitter e Yahoo!
(etc etc) li hanno gia’ fatti altri.

E gli italiani li hanno finanziati usando
le azioni e investendo a Wall Street anche
con IBCC (+114% vs S&P 500 -2% in sei anni e mezzo).
(Nel frattempo, in questi 5 anni di Crisi Italiana,
IBCC +216%, S&P 500 +87%. E aggiungeteci pure un +30%
arrivato dalla scelta di spingere forte sul dollaro...).

Possiamo continuare ad approfondire,
e a comunicare su questi temi.

Avete due possibilita':

f.carla@finanzaworld.it
francesco.carla@carladesign.it

Un caro saluto,
Vs. Francesco Carla'

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