di Francesco Carlà

"I coniugi Arnolfini" e l'interesse composto

dell' 1/04/2019
di Francesco Carlà
Mi è sempre piaciuto moltissimo raccontarvi quello che mi passa per la mente, fin dal primo numero di Affari nostri/FinanzaWorld, nel settembre del 1999.

E le occasioni arrivano nel modo più diverso.

Di recente leggevo una bella monografia su un grande pittore fiammingo del '400, Jan van Eyck. In particolare mi ero soffermato su un'opera molto famosa (1434) di questo artista: "I coniugi Arnolfini", ritratto di un mercante di Lucca che operava con successo nelle Fiandre.

E naturalmente di sua moglie.

Ho visto tante volte quest'opera alla National Gallery di Londra, ma non sapevo come, quando e a che prezzo fosse giunta fin lì.

https://it.wikipedia.org/wiki/Ritratto_dei_coniugi_Arnolfini

La risposta era nella monografia:

Dopo essere passato per molte mani e per molte nazioni, il quadro fiammingo finì in Belgio.

Nel 1815 il generale inglese J. Hay l'acquistò a Bruxelles e lo rivendette nel 1842 alla National Gallery di Londra per 730 pounds (sterline).

L'autore del volume su van Eyck, uno storico dell'arte, definisce con imprudenza finanziaria quelle 730 sterline "una somma modesta".

Quasi a far ritenere l'investimento fatto dalla National Gallery iper-fruttuoso.

Ma è davvero così modesta la somma? E' davvero così buono l'investimento della famosa istituzione londinese?

Dipende. Dipende da quanto avrebbe saputo far rendere le 730 sterline, invece di comprare l'opera di van Eyck, il consigliere finanziario del Museo di Londra.

Infatti, 730 sterline, dal 1842 ad oggi, investite al 3% medio sarebbero diventate: 132.639. Un cifra effettivamente modesta per un'opera così importante che contribuisce ad attirare tanti visitatori nella Capitale inglese. Anche se l'ingresso alla National Gallery è gratuito.

Ma è modestissima anche l'abilità e la competenza dell'ipotetico consigliere finanziario di cui sopra.

Le cose sarebbero cambiate un po' se invece del 3% il consigliere fosse riuscito a portare a casa almeno il 5%, dal 1842 ad oggi: le sterline sarebbero diventate 3.914.168.

Ma è, in effetti, ancora molto poco per un quadro come "I coniugi Arnolfini".

Il vero cambiamento arriva se il consigliere finanziario sa fare sul serio (e a lungo termine) il suo lavoro.
E, per esempio, porta a casa il 12% medio annuale (più o meno quello che sta restituendo dal 2004 IBCC e dal 2006 IBII).

Le 732 sterline ("somma modesta" secondo lo storico dell'arte) sarebbero diventate, leggete con attenzione:

14.074.580.131 (quattordici miliardi, settantaquattro milioni, cinquecentottantamila 131 sterline).

Una somma enorme anche per un'opera di van Eyck.

Morale:

1) 732 sterline nel 1842 non erano una "somma modesta";

2) Investire in arte non è particolarmente fruttuoso (considerate anche i costi per la sicurezza e le assicurazioni, i restauri etc etc);

3) Capitale, tempo, rendimento e interesse composto sono tre forze che lavorano per noi e al nostro posto.

Penultima cosa: sapete quante sterline sarebbero germinate dalle originali 732 considerando un interesse annuo medio del 15% ("solo" un 3% in più del 12% di cui sopra)?

35.167.602.534.234 (35 trilioni e "rotti" di pounds. 12 o 13 volte il temibile e gigantesco debito pubblico italiano.


Ultimissima considerazione:

"I coniugi Arnolfini" è un'opera bellissima. Ma è molto meglio che l'abbia comprata la National Gallery. Possiamo vederla gratis tutte le volte che siamo a Londra. E investire intelligente nel frattempo.


Un caro saluto a tutti,

Vs. Francesco Carlà
f.carla@finanzaworld.it


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