di Francesco Carlà

Venture Capitalisti (bis)

del 22/11/2000
di Francesco Carlà

La mia newslettera sui Venture Capitalisti vi e' piaciuta.
www.finanzaworld.it/newsletter.asp?IDNL=317

Intanto io ho finito di leggere quel libro
americano di cui vi parlavo e mi ha insegnato
davvero molto. Ho imparato alcune cose che
vorrei condividere con voi.

DUE COSE CHE HO IMPARATO SUI VENTURE CAPITALISTI

La prima cosa che ho assimilato e' un nuovo punto
di vista sul mestiere di Venture Capitalista.
Ma forse adesso dovrei dirvi cosa pensavo prima.

Prima pensavo che un VC (tra di loro non si chiamano mai cosi'!)
fosse un signore (o piu' signori) che investivano
soldi di altri signori o societa' o fondazioni ricchissime,
sapendo di correre molti piu' rischi del solito e contando
su un rendimento molto piu' alto del solito.

Piu' rischio e piu' profitto. Questo pensavo.

In realta' la mia idea era giusta solo in parte.
I Venture Capitalisti moderni del Simulmondo
(e della Terraferma), investono in una societa'
molto piu' del loro denaro, anzi si puo' dire
che il denaro non e' la parte fondamentale
di quello che loro chiamerebbero il 'deal'.

Il vero investimento e' la loro competenza e abilita'.

Prendete il caso di Ebay. Omidyar, giovanissimo
inventore dell'unico vero mega-successo della prima
generazione del commercio elettronico globale,
non aveva nessun bisogno di soldi con un business
capace dell'ottantotto per cento di margine lordo.

Di Venture Capitalisti vecchio stampo aveva la fila fuori.

Ma voleva nel suo consiglio d'amministrazione gente 'smart'.
Sentiva la necessita' di professionisti sicuramente in grado
di aiutarlo a sviluppare l'enorme potenziale di eBay.

I suoi Venture Capitalisti riuscirono a trovare e convincere
il Ceo di cui Omidyar sentiva il bisogno, Meg Whitman, una
donna-manager capace di accettare la sfida di passare
dalla direzione della Harsbro, una divisione da 800
milioni di dollari, alla guida di un website come eBay.

Anche questo devono saper fare i VC moderni del Simulmondo.

L'altra cosa che ho imparato e' che i soldi e
la competenza da soli non bastano ancora.
Ci vuole un'altra cosa molto importante: l'ambiente.

Prendete Silicon Valley. Ecco l'ambiente: centinaia,
migliaia, decine di migliaia di piccole aziende e
individui che hanno attraversato molte delle tappe
del boom delle tecnologie.

Hardware, software, telecomunicazioni, biotecnologie, Internet.

E in questo cocktail metteteci universita', laboratori,
venture capitalisti, consulenti, infrastrutture di ogni
genere, politica e tasse. E il Nasdaq, che sta a New
York, ma e' come se vivesse in California.

Se shakerate e versate avrete l'ambiente perfetto per
l'imprenditorialita' tecnologica. E in questo ambiente
si puo' pensare in grande. E quando si pensa in grande
possono accadere cose come eBay, Ariba, Red Hat.

Tutte aziende finanziate dagli stessi giovanissimi VC.

Ma c'e' un'ultima cosa che ho capito leggendo
questo libro e che spero di poter presto far leggere
anche a voi nella collana Finanza World/Apogeo.
Ho capito che in molti luoghi d'Italia esiste
un ambiente pronto a somigliare assai alla California.

Appena anche noi riusciremo a pensare in grande.

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