di Francesco Carlà

Webvan: breve storia di una ‘spesa’ da sogno

del 23/11/2000
di Francesco Carlà

A volte la storia di una societa' puo' essere istruttiva.

Prendete quella di Webvan (nasdaq-wbvn), per esempio.
Nel suo grafico e' scritta una parte di questa storia,
con il freddo linguaggio delle charts.

finance.yahoo.com/q?s=WBVN&d=2y

La vicenda che racconta il grafico e' semplice e terribile:
Ipo (quotazione al Nasdaq) alla fine del 1999. Una delle
Ipo piu' attese, circondata da un tifo calcistico,
la soluzione dei problemi delle casalinghe e dei singles
di tutto il mondo, a cominciare dalla baia di San Francisco.

Tutto automatico, veloce, interattivo.

La spesa a casa tua. Tu ordini via Internet (Web) e un
camioncino porta tutto alla porta e all'ora che vuoi tu (Van).
Insomma WebVan, la somma di Internet e camioncino.
Simulmondo e Terraferma si dovevano sposare e amarsi.

Invece si sono odiati.

Ma continuiamo a guardarlo il grafico di Webvan.
Ai 25/34 dollari del post-Ipo la societa' valeva tante volte quello
che vale oggi: oltre 10 bilioni (miliardi) appunto in dollari.
Quasi 23.000 miliardi in lirette. Non male per una societa'
che all'epoca aveva lanciato da poco il suo
e che aveva come veri punti di forza soprattutto il suo
fondatore: Louis Borders reduce dal successo del network
di librerie omonime (nyse-bgp) finance.yahoo.com/q?s=bgp&d=2y

Un genio dei negozi e affini. Fino a quel momento almeno.

Proprio Louis Borders aveva profeticamente dichiarato
ai suoi capitalisti di ventura della Benchmark che
avevano appoggiato con entusiasmo il progetto:
‘Webvan sara' una societa' da 10 miliardi di dollari. O zero.'

E la Ipo ha dato la risposta: molti miliardi in $$$dollari$$$!

Ma il grafico continua a raccontarci la sua storia.
Tre mesi dopo la Ipo, febbraio 2000, Webvan ha gia'
cominciato una severa cura dimagrante. Ha perso 10 dei
suoi 15 dollari della quotazione. Ovvero piu' del 60 per cento.
Ma se e' solo per questo Webvan era andata anche
piu' su dei 15 dollari della quotazione. Fino a 34.

Poi arriva la famosa primavera delle mille bolle blu.

E Webvan scoppia senza fare eccezione: in estate e'
gia' a quota 5 dollari, vale un terzo della sua Ipo,
cioe' due miliardi di dollari, ancora la rispettabile
sommetta di 4500 miliardi in lirette.

Intanto le vendite, attese, aumentano, ma non quanto dovrebbero.
E le perdite, previste, sono maggiori di quello che Borders
e soci speravano. E tra i soci e' arrivato sul camioncino
di Webvan addirittura l'ex Ceo di Andersen Consulting,
George Shaheen.

In autunno, questo autunno, Webvan e' a quota un dollaro.
Esattamente la stessa quotazione di oggi. Un dollaro che
le da' un valore di mercato di poco piu' di 1000 miliardi
in lire. Ottocento di questi miliardi li ha in cassa. Cash.

Sono quelli che restano della Ipo. Ma Webvan ne perde 100 al mese.

A settembre Louis Borders, il fondatore, aveva gettato
la spugna. Dimissioni. In America non ci fanno su troppe
polemiche. Cose che capitano, progetti che non funzionano.
In fondo e' solo business, niente emozioni.

Ma la storia di Webvan e' davvero finita? Il grafico andra'
a quota zero? Il camioncino non suonera' piu' alla porta?
Possibile che davvero la gente non voglia fare la spesa on line?
La gente vuole. Ma vuole che sia diversa dalla spesa sulla Terraferma.

E da questo dipendono i prossimi sogni.

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