di Francesco Carlà

TIM: con o senza scatto alla risposta?

dell' 11/12/2000
di Francesco Carlà

Giovedi' scorso ho parlato a lungo con il CFO di TIM, Seymandi.

E siccome TIM e' una delle societa' che preoccupa di
piu' i Fwiani e gli investitori italiani, ho pensato
che possa interessarvi un riassunto di quello che ci
siamo detti. Si e' parlato di tante cose, per un'ora,
in un'occasione pubblica alla scuola SSGRR dell'Aquila.

Ed ecco i tre temi piu' interessanti. Secondo me.

CONVERSIONE
Seymandi dice che il 90 per cento delle azioni risparmio
sono state convertite in ordinarie. Giura che hanno
dovuto spiegare per filo e per segno ai fondi americani
cosa fara' TIM nei prossimi tre anni, per convincerli
a decidere la conversione. E quello che si e' impegnata
a fare e' soprattutto una cosa: convertire il 25
per cento del fatturato da traffico vocale a traffico
‘nuovi Premium'. Entro il 2003. Ricordatevene.
Significa che TIM conta moltissimo sul GPRS e sull'
introduzione velocissima e col botto dell'UMTS.

CONTENUTI E SERVIZI
Di recente la mia trasmissione RAI, Netstocks, ha chiesto
ai boss di TIM, Wind, Omnitel, Andala e Ipse 2000, qual e'
la loro strategia sui contenuti e sui Premium dell'
Internet-in-piedi GPRS e UMTS. De Benedetti ha risposto
che cercheranno il meglio sul mercato e non
produrranno granche' in casa. Almeno all'inizio.
Ho chiesto la stessa cosa a Seymandi. La risposta e'
molto importante perche' le tlc mobili come TIM,
che hanno cavalcato tutta l'epoca (anni '90) del
boom dei cellulari, hanno un bel problema a trasformarsi
in una societa' che produce anche Premium e contenuti.
L'ho chiesto a Seymandi anche perche' cercare tutto sul
mercato significa prepararsi ad una lunga serie di
aste finanziarie, visto che i concorrenti sono 5. Conviene?
Seymandi non sa bene cosa dirmi. E prepara il portafoglio.

DEBITI
TIM e' una delle poche societa' telefoniche senza debiti.
Anzi perfino in attivo. Questo fino a qualche mese
fa esponeva Seymandi, De Benedetti e Colaninno ad
un mucchio di critiche: di inazione e mancanza di strategia.
Adesso non avere debiti e' tornato di moda.
Ma Seymandi mi racconta che non hanno debiti per 3 motivi:
1 Non c'era nulla da comprare ad un prezzo decente;
2 TIM e' una societa' amministrata da un CFO tradizionale;
3 Di debiti ce n'erano gia' abbastanza tra Olivetti e Telecom.
Il valore di Tim in borsa potrebbe crescere. Ma ci vuole
un catalizzatore. Smile, tanto per cambiare. E forse il
catalizzatore c'e' gia': l'aumento della quota di TIM
nella controllata francese Bouygues fino al 35 per cento.

TIM finora ha deluso gli investitori, Fwiani in testa.

Ha deluso perche' non e' riuscita a fare la cosa che
poteva fare: sfruttare la velocita' di reazione del
mercato italiano al boom del cellulare, per diventare
un vero leader globale in attesa e preparazione dell'
Internet-in-piedi e del celluloNet. Invece gli mancano
Germania e Inghilterra. E non e' pochino.

Seymandi dice che non aveva senso comprare a prezzi
senza senso. Giusto. Ma forse molte cose si potevano fare
anche senza comprare: non sempre i soldi sono la
risposta alle domande strategiche.

In ogni caso, dopo il flop annunciato del WAP, il GPRS
e' il primo banco di prova per Telecom Italia Mobile.
E non scordatevi della promessa fatta agli americani:
il 25 per cento del fatturato deve venire da qualcosa
di diverso dalla voce.

Entro il 2003.

Francesco Carla' prova ad analizzare la prossima
settimana in borsa. Una settimana che ha tutta
l'aria di poter dare alcune risposte importanti.
per leggere tutto e subito cliccate qui:
www.finanzaworld.it/newsdisp.asp?id=4875&a=1






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