Volere o volare

Wall Street e le borse scommettono sulla fine della guerra.

I Talebani sono in fuga e l'aereo che e' piombato di nuovo
su New York sembra proprio un incidente. Bin Laden si
nasconde in qualche grotta e il Mullah Omar non se la
deve passare molto meglio. Cosi' almeno ragionano i traders.

E comprano.

Ma hanno ragione? La guerra e' davvero finita?
E, sopratutto, e' il momento giusto di comprare
per i saggi investitori che guardano avanti,
oppure no?

Mi faccio due domande secche:

1 Chi le ha buscate piu' di tutti dall'undici settembre?
2 Chi si e' ripreso meno dall'undici settembre?

Mi do la risposta: le compagnie aeree.

American, Continental, Delta e United,
4 tra le piu' grandi airlines del mondo,
sono tutte giu' di oltre il 50 per cento
rispetto a due mesi fa, e non hanno
mai piu' avuto un momento di pace.

Ma davvero ha senso tutta questa paura di volare?

A leggere bene i numeri sembra proprio di no.
Se non consideriamo questo orribile 2001,
nel 2000 negli Stati Uniti ci sono stati
11 milioni di voli e 'solo' 83 morti.

Molto ma molto ma molto peggio andare in automobile:

41821 morti nel 2000 negli Usa, uno dei
paesi piu' attenti in fatto di viabilita' e regole
della guida, come sanno tutti quelli che ci sono
stati. Io una volta sono stato multato per una
accidentale sgommata in parcheggio.

Poco pratico di automobili automatiche.

Insomma la gente ha una irrazionale paura di
volare. Irrazionale, ma catastrofica per l'economia
americana e globale. Perche' il sistema americano
e' costruito sul volo, il paese e' grande e
gli aeroporti sono ovunque.

Piange anche Topolino se non si vola a Disneyland.

Per questo Wall Street spinge perche' la guerra
finisca prima di Natale e rimbalza per le notizie
della conquista di Kabul: perche' tutti vogliono
disperatamente ricominciare a volare come prima.

E se si vola si vola con le compagnie aeree.

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Banche grandi, medie e naturalmente anche banche
piccole. Non tutte queste banche hanno gia' un
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