di Francesco Carlà

Si fa presto a dire Porsche

dell' 11/01/2002
di Francesco Carlà

-Carla'
La newslettera di qualche giorno fa sul successo
della Porsche in tempi di vacche magre nel mercato
dell'auto, sembra aver interessato moltissimi
di voi. Tra le tante e-lettere che ho ricevuto
ce n'e' una di Fwiano assai informato dei fatti
e fra poco scoprirete perche'.

(Non sottovalutate la potenza della Porsche, un clic qui:)
www.finanzaworld.it/newsletter.asp?idnl=524&a=1

Nel frattempo le borse si agitano tra speranze
e pessimismo, in attesa che in America prendano
Bin Laden e soprattutto decidano se la recessione
morde e fugge oppure morde e basta.

Se le borse rimbalzano i Vincitori tech rimbalzeranno di piu'.

-Alberto Sabbatini
Caro Francesco, sono Alberto Sabbatini, condirettore
di Autosprint e lettore avido della tua newsletter
finanziaria da ormai oltre due anni, da quando mi hai
aiutato a impratichirmi sul mondo della borsa.

Tra l'altro tu dovresti conoscere bene mio padre Marcello
che mi ha parlato con entusiasmo di te in passato.
Tutto cio' come premessa per dirti che ho letto le
tue considerazioni sul futuro della Porsche, ma volevo
aggiungere una precisazione se per caso non ne eri a conoscenza.

Gran parte del successo finanziario attuale di quel marchio
e' stato nell'esser riusciti a ridurre drasticamente i costi
di produzione (che per una industria che fa meno di 60.000 auto
l'anno e' difficile) usando l'arma delle economie di scala
in modo intelligente.

La Porsche e' riuscita a costruire la nuova 911 sfruttando
il 60% dei componenti comuni gia' progettati per la Boxster
(con enormi risparmi) ma - quel che e' importante - senza
scontentare troppo i clienti danarosi che nel vedere una
coupe' da 80.000 euro che ha in comune fari, cofano e un
sacco di componenti meccaniche con una spider che costa la
meta' del prezzo, avrebbero anche potuto storcere il naso.

Tra l'altro la Porsche ricorse nei primi anni '90 all'aiuto
di aziende giapponesi (mi pare la Yamaha ma non ne sono sicuro)
per farsi insegnare da loro il modo migliore per ottimizzare
la produzione industriale salvaguardando i costi.

Visti i risultati, hanno appreso bene la lezione.

Ma la cosa buffa e' che questa richiesta d'aiuto ai giapponesi
in Porsche la raccontavano allegramente qualche anno fa,
adesso la negano con imbarazzo.

Salutoni da uno che continuera' a leggere tutto sul simulmondo.

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