di Francesco Carlà

La voce di Buffett

dell' 11/03/2002
di Francesco Carlà

W. Buffett ha 71 anni e non e' il piu' ricco del mondo.

Non e' il primo perche' e' il secondo. Il primo e'
W. Gates detto il Cannibale. Warren Buffett non si
occupa di software, ma, soprattutto, di un altro business
assai immateriale, le assicurazioni.

Il suo nickname e' 'l'oracolo di Omaha'.

Lo chiamano cosi' perche' la sua societa', Berkshire
Hathaway inc. (nyse-brka), che e' una holding che possiede
una serie di sussidiarie, soprattutto assicurazioni et
similia, ha continuato a crescere anno dopo anno,
senza mai splittare, e in una decina d'anni le azioni
sono cresciute di 14 volte.

La cosa divertente e' che una azione costa 71.800$$$!
finance.yahoo.com/q?s=brka&d=t

Di Warren Buffett vi ho parlato in altre occasioni:
e' un tipo curioso, grande amante dell'american
way of life, ma non di quello hi-tech, piu' di quello
del dopoguerra: Coca Cola, Gillette, fast
food e assicurazioni. Non ha mai voluto investire in
tecnologie anche se lui e Gates giocano a golf assieme.

In un campo blindato immagino.

Beh, che non sia un amante delle tecnologie
lo si capisce subito andando al sito della sua societa',
www.berkshirehathaway.com/
non esattamente realizzato con le ultime scoperte
del web. Ma il suo sito e' molto istruttivo per
tutti, periodicamente, quando Buffett pubblica
le sue lettere agli azionisti. Divertenti.

Anche perche' dal 1977 hanno sempre accompagnato trionfi.

Ma l'ultima lettera, quella che racconta le
vicende dell'ultimo trimestre del 2001 e che e'
uscita sabato scorso sul sito, e' molto
meno divertente del solito. Dice essenzialmente
tre cose:

www.berkshirehathaway.com/qtrly/web1101.html

1 La guerra contro il terrorismo non puo' essere vinta;
2 Wall Street e' di fronte ad una Lunga Marcia;
3 L'affaire Enron e' una spina nel cuore del capitalismo.

Che, come sapete, e' piu' o meno quello che penso io.

L'America e' un grande Paese e ha fatto tante cose
importanti negli ultimi 50 anni, cose vitali di
cui abbiamo beneficiato tutti, anche qui in Europa.
Ma il sistema americano e' un po' vittima di se stesso
e del suo successo e deve trovare correzioni al suo
modello se vuole ricominciare a sognare. Se non vuole
lasciare l'american dream in mano a manager senza
scrupoli che confezioneranno incubi globali.

Lo dice pure Buffett.

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