di Francesco Carlà

Primo dispaccio dai mondiali

del 3/06/2002
di Francesco Carlà

Fra poche ore esordisce l'Italia alla World Cup 2002.

In tale attesa, e in attesa delle successive partite della
Nazionale, che speriamo siano molte, stavo pensando alcune
cose di cui vorrei mettervi a parte.

La prima e' che la faccenda dell'inno nazionale ha stufato.

La seconda e' una osservazione di carattere finanziario:
se il pesce puzza dalla testa, il pesce calcio puzza
dalla Fifa.

Blatter, il presidente, avrebbe scheletri nell'armadio.

Nel senso che gestirebbe i conti del massimo organismo
mondiale del calcio come 'cosa sua'. Le accuse non sono
state ancora provate e nel frattempo e' stato rieletto,
ma una cosa e' sicura:

Anche la Fifa e' piena di debiti.

Curioso questo sport piu' famoso del mondo. Tutte le
tv addosso. Stadi che costano miliardi in dollari costruiti
a bella posta per gli eventi. Personalita' e celebrita'
ai bordi del campo. Sul terreno stelle di varia grandezza,
e tutte invariabilmente riempite di soldi.

Ma poi pure la Fifa produce perdite e sospetti.

Anche Pele' e' stato colpito, di recente, da schizzi
di fango, e della melma riversata su Maradona e' inutile
che vi renda conto. George Best, il grande campione
del Manchester United di tre decenni fa, lotta con la
cirrosi epatica e con i debiti...

Passiamo alla parte tecno-agonistica che mi pare meglio.

Mentre i volumi del Nasdaq e di Milano crollano sotto
i colpi della canicola e dell'incertezza, i volumi di
gioco delle squadre fin qui viste non esaltano granche'.
La Francia ha avuto guai e sfortuna con il Senegal,
e si vede che manca Zidane a spiegare perche' e dove
correre a Trezeguet e a Henry.

Con il 'chino' Recoba il prossimo match e' gia' spareggio.

L'Inghilterra, che contiene il miliardario Beckham,
ha deluso nel primo incontro con la Svezia e doveva
perdere. Invece ha pareggiato e quindi ne sentiremo
ancora parlare, probabilmente. Cesarone Maldini, che
ha i soliti problemi con la tintura, si e' fatto
rimontare due gol quando sembrava avesse gia' vinto
con il suo Paraguay. Il catenaccio non paga sempre.

Unica prodezza vista fin qui il gol di Batistuta.

Il 're leone' ha messo dentro una palla di testa,
ignorando le piu' elementari leggi della prospettiva
e della balistica. Per lui questi mondiali sono
importanti per i prossimi contratti, e il suo tenore
di vita e' piuttosto altino. Alla retorica sull'
Argentina e all'amor di patria calcistico ci credo meno.

Nel frattempo si discute del nuovo pallone dell'Adidas.

Si dice che sia troppo leggero e che imposti traiettorie
ignote ai fisici e agli strateghi del calcio. Tutte balle
ovviamente: da che mondo e' mondo e da che calcio e'
calcio si inveisce contro la palla (o le scarpe) per
giustificare le magre figure sul campo. Ma quello dei
materiali sportivi e' il vero grande business dei mondiali.

Anche se ormai forse e' tardino per farlo:

Nike, Puma, Adidas, Reebok e anche l'italiana Kappa
(BasicNet quotata a Piazza Affari e' ai massimi
dell'anno...) venderanno magliette, palle e scarpette
in quantita'. Roba che costa poco e rende parecchio.

E adesso vado a vedermi gli Azzurri.

Ps. Venerdi' scorso Palm (nasdaq-palm) ha preso una bella
botta: giu' del 28%, retrocede fino a quota 1.59$.
Questo dimostra ancora una volta l'importanza di avere
un metodo anche nella vendita e non solo nell'acquisto.

Ecco cosa scrivevo venerdi' 8 febbraio con il titolo
a 3.12 sempre dollarotti:

'E' venuta l'ora di salutare PALM dal portafoglio
di Michael Jordan (nasdaq-palm) e di raccontarvi
un altro punto di vista sul 'quando si vende'.
Palm ha fatto quasi il 100 per cento di profitto
dal primo ottobre 2001 ad oggi.

Perche' vendere?

Perche', e questo vale soprattutto con azioni volatili
e speculative come quelle tecnologiche, ha indietreggiato
del 25% rispetto ai massimi toccati da quando e'
partito il portafoglio legato al genio del basket.'

-Il portafoglio di Michael Jordan
www.finanzaworld.it/newsletter.asp?IDNL=479&a=1

Un altro caso da manuale.






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