di Francesco Carlà

C'era una volta l'America

del 26/07/2002
di Francesco Carlà

Questo Paese e' stato ucciso ed e' risorto molte volte.

Da quelle parti non hanno paura di nulla, non sono come noi.
Ero in America l'estate del 1990, giusto nel pieno dell'
ultima recessione a stellestrisce, prima dei 9 anni di boom.

A New York regalavano le Porsche degli yuppies falliti.

Me ne andai a San Francisco per un mese a fare delle
lectures all'Universita' di Santa Clara. Meno di 4 anni
dopo sarebbe esplosa la leggenda di Yahoo!, ma in quel
momento si parlava solo di crisi e aziende in bancarotta.

Resistevano solo i videogames dell'Electronic Arts.

Un week end a Las Vegas mi fece scuola sull'America piu'
di mille corsi accademici: nelle pause del black jack
guardavo la CNN dai mille schermi dei casino'. Boris Eltsin,
avanzo di comunismo esploso in mille pezzi, era in piedi
sui tanks dell'Armata Rossa e respingeva la guerra civile.

I cowboys texani tiravano le slots e nemmeno lo guardavano.

L'America sta passando attraverso un altro dei suoi ciclici
inferni. Con la solita furia iconoclasta di purificazione
dei padri pellegrini che la fondarono, e con lo stesso spirito
un po' ipocrita di chi vuole essere piu' pulito di tutti.

E non sempre ci riesce.

Ogni grande ciclo dell'economia americana comincia e
si conclude a Wall Street. In quegli anni ottanta che erano
appena finiti male e di cui ammiravo le rovine fumanti,
i giovani rampanti della finanza barbara avevano riempito
le cronache con le loro scorrerie e i junk bonds.

Alcuni di loro finirono in galera per decine di anni.

In Italia stava per esplodere Tangentopoli e la puzza
di Stato in avanzata decomposizione, spingeva finalmente
verso un po' di privato a volte mica tanto privatizzato.
In America stavano per distruggere quel poco di Stato
che era rimasto ancora in piedi dopo il ciclo di Reagan.

Clinton avrebbe diretto la mega-deregulation.

Poi gli anni di Internet e il boom delle tecno-companies
del Nasdaq e i trilioni di dollari, di tutto il mondo,
finiti nel pentolone di Wall Street e cucinati nei bilanci
delle Enron e WorldCom dai cuochi del ristorante Andersen.
Tutti sessantenni navigati e corrotti, mica ragazzini.

Ma e' storia che sapete gia'.

C'era una volta l'America? E' la fine della locomotiva
del mondo? E' il de profundis della Duracell del pianeta?
Saranno per sempre obbligati a scegliere tra la padella
di Bin Laden e la brace di Arturo Andersen?

Io non credo proprio.

In mezzo a mille contraddizioni, tra serial killers e
condannati a morte, Bruce Springsteen e Britney Spears,
gli Stati Uniti d'America hanno riserve d'entusiasmo
e voglia di risorgere e mettere ordine in casa.

Fino alla prossima corsa all'oro.






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