di Francesco Carlà

Il caso e' chiuso

del 3/09/2002
di Francesco Carlà

Il Simulmondo e' innocente.

La povera Nadia Menighini e' stata uccisa dal fidanzato.
Ha confessato dopo altre 50 ore di interrogatorio,
incastrato proprio dalle tracce digitali di quei
computer e telefonini di cui era tanto geloso.

La ragazza di schede ne aveva addirittura tre.

Una, segretissima, era riservata agli amici della chat.
Il vero maniaco non era nascosto nelle stanze di
Digilander, ma si aggirava nella vita di Nadia gia'
da qualche tempo, come avevano suggerito molte delle
tantissime email che mi erano arrivate ieri.
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Il caso e' chiuso.

Mi aveva fatto uno strano effetto andare nella stanza
di Torino della chat di Iol. Nel pomeriggio c'erano
una trentina di chatters di routine, piu' o meno come
ogni giorno a quella stessa ora. Ho chiesto in giro
se qualcuno conosceva YuYu, il nickname della ragazza
strangolata, ma nessuno le aveva mai parlato.

Cinque ragazzi, pero', l'avevano incontrata nei mesi scorsi.

La polizia non aveva mai creduto alle storie raccontate
dal fidanzato. La povera Nadia aveva paura di quel
ragazzo geloso e dal passato incerto (adesso i magistrati
vogliono riaprire il caso della sua precedente
fidanzata sparita nel nulla in Sicilia...) e non dei
suoi amici delle chat.

L'assassino veniva dalla Terraferma.

Sempre ieri, mentre il fidanzato-killer non aveva
ancora confessato, ho provato a scrivere 'YuYu' nel motore
di ricerca di Digilander. Niente di speciale,
solo il titolo di un personaggio dei cartoni animati
giapponesi, oppure un nome popolare a Tokyo, una teenager.

Adesso sappiamo come e' andata tutta la storia.

Erano davvero due i mondi in lotta fra loro e nella
vita di Nadia Menighini, ma non erano la Terraferma e il
Simulmondo. Erano il fidanzato che lei non voleva piu' e
la nuova vita che intuiva nei tanti ragazzi che poteva
conoscere grazie alla chat di Internet.

Troppi per quel ragazzo cosi' geloso.

Talmente tanti che non sapendo chi odiare di preciso,
difficile picchiare un rivale del Simulmondo, l'assassino
ha deciso di incolparli tutti. Ha strangolato Nadia
e poi ha raccontato alla polizia di questo strano mondo
delle chat, sfuggente e leggero, ideale per nascondere
un killer.

Invece faceva piu' paura la Terraferma.

I 5 ragazzi delle chat erano gia' stati tutti identificati
e uno si era addirittura presentato spontaneamente
ieri mattina. Con Nadia aveva trascorso qualche ora a
Torino, poche chiacchiere e un giro assieme, niente di piu'.
La soluzione del rebus stava da un'altra parte.

Il telefonino sparito sapeva tutto.

Inchiodato dai tantissimi errori digitali seminati in giro,
il fidanzato alla fine ha confessato. Aveva fatto una
telefonata dal cellulare di Nadia, con la sua sim,
quando la ragazza era gia' morta. Invece di un alibi
aveva scritto la sua condanna finale.

Esiste una morale in questa storia scellerata?

Forse. Si fa presto a buttare la croce addosso a Internet e
al Simulmondo, ma la verita' e' che, se usati a dovere,
questi media migliorano la vita. Gli assassini e i pedofili
c'erano anche prima, ma adesso fanno piu' fatica a sparire.
Nascondono i coltelli e buttano via le pistole, lavano
le macchie di sangue dalla scena del delitto.

Ma non possono cancellare le loro invisibili orme digitali.

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