di Francesco Carlà

La Grande Guerra di Torino

del 16/12/2002
di Francesco Carlà

Moltissimi Fwiani mi hanno scritto sulla vicenda Fiat.

Le domande si somigliano molto: 'Ci capisci qualcosa
di tutto questo balletto di manager e banchieri?
Gli azionisti e gli obbligazionisti Fiat passeranno
un buon 2003 o andra' ancora peggio?
E soprattutto: Cosa sta succedendo e cosa succedera'
esattamente?'

E' davvero la fine di un'epoca?

Tutto e' cominciato qualche anno fa con la morte
tragica dell'erede designato della dinastia: Giovannino
Agnelli aveva studiato fin da piccolo da capo riconosciuto.

La sua fine improvvisa ha tagliato le gambe alla Famiglia.

L'Avvocato lo sapeva bene: il capitalismo dinastico
all'italiana ha alcuni punti di forza e molta fragilita'.
Fino a quando la famiglia e' poco numerosa e unita,
tutto funziona. Ma quando passano le generazioni e
le bocche da sfamare si moltiplicano, le cose si mettono male.

Alla fine degli anni novanta gli Agnelli hanno deciso:

Continuare a produrre automobili, avrebbe portato il gruppo
in fondo al mare con una pietra al collo. Meglio vendere
prima del disastro e sviluppare nuovi business come l'energia.

E la General Motors ha pagato un prezzo d'affezione.

Ma ha comprato solo il 20 per cento. Valutazioni New Economy,
roba d'altri tempi. In piu' a Torino si erano fatti anche
dare una Put, cioe' una opzione a vendere. Scadenza 2004.
Pero' questa volta Fresco e compagnia hanno fatto un errore.

Si sono 'scordati' di fissare un prezzo minimo.

Il 2004 non e' piu' cosi' lontano. E allora la Fiat e gli
Agnelli si trovano a combattere in uno scenario che si puo'
riassumere cosi':

1 GM ha gia' svalutato quasi a zero il 20 per cento della
Fiat Auto. Vuol dire che la Put per l'80 per cento potra'
essere esercitata ad un prezzo davvero molto basso.
Prezzo basso che, tra l'altro, GM considera altissimo.

2 Intanto Fiat Auto sta massacrando di perdite l'intero
gruppo Agnelli. Parliamo di 1.2 miliardi di euro circa nei
soli primi nove mesi di questo orribile (per Torino) 2002.
Ma la bolletta per l'anno intero dovrebbe essere molto
peggiore. Le stime prevedono perdite per 2 miliardi in euro.

L'Auto, precipitata 11a al mondo, sta affondando il Gruppo.

E allora che si fa? Mettetevi un secondo dal punto di vista
di Casa Agnelli: se le perdite Fiat continuano con questa
velocita', al 2004 il Gruppo forse non ci arriva. E comunque,
se anche ci arriva vivo, gli tocca svendere a GM.

Bella prospettiva.

Nel frattempo tutti sanno che l'Avvocato deve pensare a
curarsi e che Umberto Agnelli tira verso Mediobanca per
salvare il salvabile e sfamare le tantissime bocche
della Famiglia.

E allora ha provato a fare il Megablitz per:

1 Cacciare subito Fresco, negoziatore dell'accordo GM,
e accusato, mica tanto a torto, di essersi occupato
solo di grandi strategie, mentre il management affondava;

2 Prendersi Enrico Bondi, uomo vicinissimo a Mediobanca,
per provare a negoziare un accordo diverso con GM,
tenersi l'Alfa Romeo e lasciare le banche un po' a mollo.

Ma gli e' andata male: Fresco resta e Bondi non arriva.

Si va avanti con il piano di riduzione costi e con i
dipendenti che rumoreggiano. E con la ulteriore pessima
prospettiva, per gli Agnelli, di doversi privare di aziende
in buona salute per fare cassa e pagare un po' di debiti.

E chiamale se vuoi Dismissioni.

Brutte notizie anche per GM che gia' sperava di evitare
l'arrivo di una sorgente ulteriore di perdite, mentre
le cose a Detroit gia' vanno male per conto loro.
Il titolo General Motors ha perso quasi il 50% in pochi mesi.

Ma la Guerra di Torino non e' finita.

Personaggi ed interpreti: la famiglia Agnelli (un mucchio
di comparse e due protagonisti, Umberto e Luca di Montezemolo);
le banche creditrici (Capitalia, San Paolo-IMI, Unicredito
ed Intesa-BCI e il Governatore Fazio che deve difenderle
altrimenti sono guai); Paolo Fresco che pero' se ne
va in estate per raggiunti limiti di eta'; la General Motors
che spera di non veder esercitata la Put, visto che della
Fiat Auto non sa proprio cosa farsene, a nessun prezzo;
e naturalmente gli operai degli stabilimenti in crisi
e i sindacati che non sanno esattamente da che parte stare.

Su tutti il 'convitato di pietra': il premier Silvio Berlusconi.
(Fine prima parte. Continua...)

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