Ragu' e Spezzatini (la soap Cirio e Fiat continua)
di Francesco Carlà
Ci aspetta un'altra settimana di conserve e automobili.
Mentre i dipendenti delle due aziende (e gli
obbligazionisti) non dormono esattamente sonni
tranquilli, tutti vogliono sapere come andra'
a finire la crisi delle due ex-stelle del made
in Italy del dopoguerra: Cirio e Fiat.
Immaginare il finale e' fondamentale anche per gli azionisti.
La vicenda Cirio e' un po' piu' cotta: Cragnotti
ha dovuto fare un passo indietro e non e' piu' il
presidente della Lazio che ormai e' in mano alle
banche. Si e' dimesso anche dalla holding e questa e'
una buona notizia.
Infatti il mercato l'ha presa come tale.
E anche le banche, convitati di pietra sia nella
vicenda Cirio che in quella Fiat, si sono convinte
a prestare altri soldi all'azienda e alla Lazio.
Il piano: sistemare i conti piu' urgenti, tipo gli
stipendi dei calciatori, e intanto trovare una soluzione
piu' stabile per la societa'.
La ricetta: affittare gli impianti ad industriali 'locali'.
Imprenditori pubblici e privati (Conserve Italia e Divella
per esempio) che si sono gia' detti interessati al
marchio Cirio e alla parte industriale dell'azienda.
Come dire: 'Tenetevi debiti e disastro finanziario,
dateci marchio e impianti, cosi' manteniamo l'occupazione'.
Sullo sfondo un ministro che ha un nome appropriato:
(san) Marzano.
Sento puzza di ragu' bruciato per gli obbligazionisti.
Passiamo alla Fiat. Qui il fumo e' ancora piu' denso.
Da una parte abbiamo gli Agnelli che vogliono garantire
la minestra alla propria, numerosa, famigliola. Dall'
altra abbiamo il settore auto che e' in grado, per la
dimensione e la velocita' delle perdite, di mangiarsi
tutto in un paio d'anni.
Giusto quelli che mancano da qui alla cottura della Put-GM.
Ed ecco gli chef tempestivi e i loro 'piani'. Prima
ci ha provato Mediobanca usando Umberto Agnelli.
Obiezione respinta e Paolo Fresco rimane al suo posto.
Poi tocca a Roberto Colaninno che ha un miliardo di
euro da parte e una vecchia esperienza del settore.
Ma aleggiano anche i nomi di Chicco Gnutti (anche lui
ha dei risparmi da usare) e di Luca Montezemolo.
E intanto si parla di 'spezzatino' della Fiat.
Sono gli Agnelli che tengono famiglia e vogliono
separare la mela marcia (l'auto) da quelle messe
bene (le assicurazioni etc). Separarla, affidarla
a cuochi premurosi, e poi rimetterla in borsa
per conto suo. Per il palato fino dei clienti del
ristorante Piazza Affari.
Sara' un buon arrosto o uno spezzatino avariato?
I cuochi non hanno ancora acceso i fornelli.
Ma stanno gia' cercando qualcuno che paghi il conto.
Ps.
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