di Francesco Carlà

Guerra si, guerra no, guerra perche'?

del 10/02/2003
di Francesco Carlà

Wall Street e le borse tremano nell'incertezza.

La storia della finanza dice che quando tuonano
i cannoni i listini salgono. E' successo in tutte
le ultime guerre dello Zio Sam: con la prima e
con la seconda World War; si e' ripetuto con la
Guerra di Corea e con il Vietnam; e' accaduto
ancora con la prima Guerra del Golfo, la madre
di tutte le battaglie per il petrolio.

Wall Street fa esercizio di cinismo? Non proprio.

Il fatto e' che la guerra guerreggiata segue
sempre ad un periodo di guerra annunciata e
temuta. Terribili preliminari che spargono veleni
di incertezza sul mondo e sulle borse.
E l'incertezza e' il nemico numero uno del Dow Jones.

Quindi la guerra come Catalizzatore del prossimo Rally?

Puo' essere. Ma il fatto e' che non esistono due guerre
uguali: sono sempre diverse almeno nei tempi e nei modi.
La Seconda Guerra Mondiale seguiva ad un lungo periodo
di recessione mondiale; la Guerra di Corea era un
pezzo della Guerra Fredda sul teatro asiatico.

Il Vietnam e' stata la prima guerra davvero televisiva.

La Seconda Guerra del Golfo, se e quando ci sara' e
speriamo di no, e' una guerra che si fa per distrarre
gli americani dagli 8 trilioni di dollari che le mille
bolle blu gli hanno gentilmente asportato dai portafogli
e dai fondi delle loro pensioni.

Soldi che non hanno nessuna intenzione di restituire.

Dollari che sono rinchiusi nei forzieri di poche
grandi banche di investimento americane, verdoni
che si possono contare uno per uno, visto che sono
in bella vista nei fatturati e negli utili spaventosi
che le medesime investment banks hanno messo assieme
negli anni compresi tra il 1998 e il 2000.

Le guerre si fanno spesso per distrarre dai veri nemici.

Nel frattempo direi di tenere gli occhi piu' aperti che
mai: in giro ci sono di nuovo occasioni appetitose come
e' successo a settembre alla vigilia dell'ultimo rialzo.
Mirini puntati sui Vincitori: molti sono scesi un bel po'
e si rimetteranno a correre alla prima notizia positiva.

Quelli sono gli unici grilletti che ci interessa premere.






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