di Francesco Carlà

Wall Street le borse e la guerra

del 20/02/2003
di Francesco Carlà

Non mi piace molto parlare di guerra, anzi per niente.

La guerra e' una brutta faccenda. Specialmente quelle
che si fanno adesso, che significano disastri e distruzione
soprattutto per i civili. Morti innocenti e bambini.

Spero che si trovi il modo per evitarla bloccando Saddam.

Domanda: nel frattempo cosa succede in borsa?
Risposta: adesso vi racconto come la vedo io.

Qualche giorno dopo l'11 settembre Bush aveva detto un cosa:
la guerra contro il terrorismo globale non sara' breve.
La profezia non era delle piu' difficili, ma si sta
dimostrando particolarmente vera.

Bin Laden e' ancora in giro, vivo o morto che sia.

Il suo obiettivo e' tenere in apprensione l'Occidente,
condizionarne la vita e l'economia. Ecco perche' il dollaro,
contrariamente alla storia recente, non si e' messo a
correre anticipando la guerra.

Di solito succedeva sempre.

Nello stesso tempo il petrolio e' praticamente raddoppiato.
Il che e' un bel problema soprattutto per gli americani,
abituati a pagare la benzina moooolto meno di noi in Europa.

Petrolio caro=crisi economica, inflazione e poche vendite di auto.

Questa di Bin Laden contro l'America e l'Occidente e'
proprio una guerra diversa dalle altre, come scrivevo anche
di recente. L'idea dello Zio Sam (o dovrei dire dello Zio Bush?)
di vincerla con i soliti sistemi, non mi convince granche'.

E non convince molto neppure Wall Street.

Proviamo a metterla cosi': se guardate il grafico di Dow Jones,
Nasdaq e S&P 500 dopo l'11 settembre, scoprite facilmente che
dopo un crolletto psicologico immediato, gli indici tornarono
su di brutto, fino a livelli che non abbiamo piu' rivisto.

Il Nasdaq, per esempio, volo' ben oltre i 2000 punti.
finance.yahoo.com/q?s=^IXIC&d=c&k=c1&t=2y&l=on&z=m&q=l

E questo perche' Wall Street credeva, e io con lei, che
l'azione avrebbe dissolto l'incertezza. Errore. L'incertezza
e' nel dna della strategia di Bin Laden. E' la vera arma
di distruzione di massa della psicologia delle borse.
Un vero flagello che si unisce a quelli ciclici dell'economia.

Ma allora cosa si puo' fare?

Io credo che se si fa la guerra, come e' gia' accaduto per
l'Afghanistan, le borse rimbalzeranno e a breve termine avremo
una corsa. Ma sara' solo per un po', come dall'11 settembre
all'inizio del 2002.

Sei mesi di rialzo e poi fine.

Quello che ci vuole invece e' un Occidente che dimostra la sua
forza morale, sociale e storica e non solo quella economica
tecnologica e militare. Molti meno muscoli e molte piu' idee.
Le borse, dopo l'11 settembre, sono state le prime a capirlo.

Speriamo che non restino le uniche.






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