di Francesco Carlà

Il tramonto del Giappone

del 24/02/2003
di Francesco Carlà

Sono tutti stanchi di aspettare il ritorno dei Samurai.

Perfino le grandi banche d'investimento, e non solo quelle
americane, si stanno ritirando dalla zona del disastro.
Essere a Tokyo costa un sacco di soldi e non rende nulla.

Altro che fare concorrenza a New York e a Londra.

Dopo il boom degli anni sessanta e settanta, e l'invasione
degli Stati Uniti degli anni ottanta, l'armata giapponese
non ha preso che batoste, dappertutto.

Piu' che Samurai direi Kamikaze.

Mi ricordo che ero a San Francisco, l'estate del 1991.
I maggiori produttori di videogames della Silicon Valley,
e li' ci sono proprio tutti i grandi, compresa Lucas ed
Electronic Arts, mi raccontavano che si sentivano assaliti.

In realta' per i giapponesi era l'inizio della fine.

La capitalizzazione delle borse asiatiche, calcolata come
percentuale della borsa giapponese, era circa il 10%
nel 1994. Oggi vale il 41 per cento.
Il PIL asiatico sempre come percentuale del PIL del Giappone
era al 30% nel 1994.

Oggi lo troviamo al 52 per cento.

Insomma sale l'Asia e scende il Giappone. Salgono la Cina
e le Tigri e crolla il Sol Levante, vittima del suo stesso
Modello di Business che adesso funziona molto meglio altrove.

Oggi gli e' rimasto il primato della deflazione.

Ma il vero problema del Giappone non e', tutto sommato,
economico. E' piu' che altro psicologico e soprattutto
politico. Il sistema di controlli e veti pseudo-democratici,
sta distruggendo del tutto le finanza pubbliche, ed
impedisce un vero cambiamento nei consumi e nei costumi.
E la deflazione e' una terribile nebbia che avvolge tutto.

E tutto sterilizza.






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