di Francesco Carlà

Scandali della Terraferma

del 10/12/2003
di Francesco Carlà

Il governo argentino e' deciso per il 75%.

Che sarebbe 'lo sconto' che pretende dai
poveri investitori che hanno creduto nella
qualita' dei buoni del tesoro del Paese di
Maradona. E non vogliono nemmeno discutere.

Nel frattempo la Cirio e' in vendita a pezzi.

Le offerte sarebbero una cinquantina,
ma qualcuno dice che, dietro ad una di
queste offerte, ci sarebbe ancora il
finanziere Sergio Cragnotti.

Incredibile a dirsi.

Nel frattempo S&P, una delle due societa'
di rating piu' famose insieme a Moodys,
annuncia ieri che il debito Parmalat e'
diventato 'junk'.

Traduzione letterale 'spazzatura'.

Dopo il cda di ieri, Tanzi prova a fare gruppo,
circondato da nemici veri e presunti, e
soprattutto da un debito complessivo che
ammonterebbe a 5.1 miliardi in euro.

Intanto 150 milioni devono essere restituiti il 15.

Non esattamente un bel regalo di Natale
se il bond in questione dovesse andare in default.

Nella situazione attuale pare difficile credere
il contrario, a meno di salvataggi bancari,
e di un intervento molto serio della famiglia,
visto che un bel mucchio di istituti sono esposti
mica poco con il gruppo di Parma.

E intanto ieri azioni bloccate e invendibili.

A proposito di banche, Capitalia ha perso
quasi il 7%, coinvolta fino al collo sia nella
vicenda Cirio che in quella Parmalat.

Praticamente una discesa libera annunciata,
per fortuna stavolta a mercati aperti.

C'e' qualcosa di comune in queste vicende?

Almeno due cose direi:
1 Quasi tutti c'entrano con il calcio.
E se si tratta di una coincidenza e' parecchio
curiosa;

2 Le aziende coinvolte sono tutte, ma proprio
tutte, aziende stagionate e 'solidamente'
ancorate alla Terraferma.

Non piccole bolle blu del Simulmondo.

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