di Francesco Carlà

Affari nostri: Quotarsi in borsa in Italia

del 4/07/2005
di Francesco Carlà

La mia newslettera della settimana
scorsa ha fatto l'effetto di un sasso
nello stagno.

Massimo Capuano diceva che se si quotassero
le societa' italiane quotabilissime il nostro
Pil crescerebbe facilmente.

Molti nostri imprenditori quotabili, mi hanno
scritto per dire che si quoterebbero volentieri
se i costi e le condizioni fossero piu' accessibili.

Pubblico di seguito la e-lettera di uno di questi
Fwiani imprenditori che ce l'ha con i costi
della borsa italiana, ma anche con la mentalita'
di certe nostre aziende.

Chi ha ragione? scrivetemi a: f.carla@finanzaworld.it

-Giacomo Ruzza www.iglu.it
Sono il micro-imprenditore che fabbrica frigoriferi
nel NordEst (complimenti per il nome dell'
azienda, IGLU, nota di Carla')

L'argomento della quotazione in borsa in Italia
per me e' interessantissimo, diciamo pure che e'
il mio wet dream, tant'e' che fin dal mio arrivo
qui in Iglu mi sono informato al riguardo.

Nel Novembre 2002 ho intercettato un documento della
BdMilano, in cui cercavano di lanciare il mercato Expandi.

I parametri per quotarsi mi erano parsi davvero basic
(fatturato minimo 5 milioni euro, 3 anni in attivo, ecc.)
e quindi avevo cominciato ad esaltarmi all'idea.

A distanza di 3 anni, sai pero' quante societa' si
sono quotate ex novo (intendo dire che non erano gia'
quotate in qualche altro mercato e semplicemente
travasate da Borsa di Milano all'Expandi)?

Mi risulta solo 2 (RGI e Greenvision Ambiente).

In tutto sono 17, e di queste, oggi,
3 erano sospese. Desolante, vero?

Un po' di tempo fa mi ero interessato di brutto,
e quindi mi sono letto come case study proprio la
quotazione di questa RGI.

A parte la Greenshoe del 15%, mi sembra di aver
visto spese di quotazione dell'ordine di 1 miliardo
delle vecchie lire.

RGI ha un EBITDA altissimo (creano software
customizzato per assicurazioni) e sicuramente
se l'e' potuto permettere, ma questi costi sono
assolutamente inavvicinabili per il 99,99% delle
micro-aziende 'tradizionali' italiane.

Ritengo pero' che il fattore primario del fallimento
di Expandi sia sicuramente l'ignoranza del
micro-imprenditore medio, e la sua naturale
repulsione a confrontarsi con personaggi esterni
che 'vengono a ficcare il naso negli affari suoi',
non gli permettono di 'fare il nero' ecc.

In generale, credo che sarebbe davvero un bell'
argomento per i tuoi corsi – se reso moooolto
piu' tangibile di quel che insegnano alla business School!

Stammi bene, e complimenti per il portfolio
di In Borsa con Carla', che sta andando
davvero forte.


Un messaggio da Francesco Carla':

E' proprio cosi': bisogna cominciare
presto ad investire e va fatto in modo
Intelligente, continuo, indipendente e paziente,
come vi raccontiamo noi di Fw dal 1999 e
come facciamo nei nostri Premium

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Si puo' e si deve battere il mercato. Da subito.


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