di Francesco Carlà

Affari nostri: Cinque anni vissuti inutilmente

del 25/07/2005
di Francesco Carlà

Me l'ha ricordato un Fwiano molto attento.

Cinque anni fa scrivevo una serie di newslettere
per dire la mia sull'Italia nella globalizzazione,
per sottolineare alcuni punti delle novita'
tecnologiche e industriali, ma anche sociali
e culturali, che andavano capite, affrontate
e studiate.

Una di queste lettere era indirizzata al Presidente Ciampi.

Non ho mai avuto una risposta, ma nemmeno me l'aspettavo:
cinque anni fa i lettori di Fw erano 100.000 (300.000 adesso)
gli italiani su Internet erano pochi, e nessuno si occupo'
di recapitare la mia missiva al Presidente.

Ci riprovo adesso, quasi 2000 giorni dopo, mentre
l'impetuosita' della globalizzazione e la forza delle
tecnologie del Simulmondo ha fatto succedere parecchie
delle cose che elencavo a Ciampi nella lettera.

Cinque anni vissuti inutilmente? Siamo ancora in bilico. Buona lettura.

Giovedì 13 Luglio 2000

Caro Presidente (della Repubblica),

Lei non mi conosce, ma scrivo per raccontarle una storia.

Meno di un anno fa ho cominciato a inviare e-lettere
via Internet a 300 amici che avevo nel mio computer.
Nove mesi dopo gli amici sono aumentati. Adesso sono
quasi centomila e sono donne e uomini con almeno un paio di
cose in comune:

1 Amano il nuovo e il futuro, anche se vivono bene nel presente
e conoscono il passato, specie quello del nostro Paese;
2 Vogliono investire e crescere con la Nuova Economia ed
essere Italiani Globali.

Senza confini, senza arroganza. Ma anche privi di 'servo encomio'.

A questi italiani di nuovo tipo, ho scritto una e-lettera lunedì.
Cosa diceva? Beh se proprio vuole leggerla tutta le basta cliccare
qui sotto.

www.finanzaworld.it/newsletter.asp?IDNL=250

Pero' dicevo soprattutto due cose:

La prima: basta con il provincialismo e l'esterofilia senza ragione;
La seconda: creiamo una Nuova Economia italiana e globale (innovativa),
esattamente come abbiamo avuto una via italiana all'industria.

E le scrivo per dirle che ho gia' ricevuto centinaia di e-lettere
di italiani globali un po' stufi di essere trattati da comprimari.
Tutti assai convinti che Internet (quello che io chiamo il Simulmondo)
sia l'occasione giusta per saltare le infrastrutture scadenti
della Terraferma nazionale, e proiettarsi senza tanti ritardi
nel Simulmondo globale.

Perche' nei prossimi anni si vendono soprattutto idee e intelligenza.

Bill Gates, che non riscuote spesso troppe simpatie nemmeno
da alcuni nostri esterofili intellettuali, e' stato forse il primo
a capire una cosa fondamentale: nella Old Economia si vendono
prodotti finiti, si manda in giro la proprieta'.

Questo perche' non ha molto senso noleggiare un paio di scarpe.

Invece nella Nuova Economia delle idee e del Simulmondo, si
concentra valore dentro un pezzo di software e non lo si vende mai.
Si licenzia il suo uso. Come succede con Windows e Office.

E' questa mentalita' che manca in Italia, paese artigiano,
abituato a toccare le cose con le mani, a plasmarle sotto
le dita. Manca l'idea di fare le cose senza 'farle', di creare
valori immateriali.

Che poi e' invece quello che abbiamo fatto per secoli in questo
Paese: icone e immagini sulle tele e sui muri, bellezza e
gusto nei vestiti e nella moda, idee e disegno nei mobili
e nella meccanica. Arte, bellezza e buon gusto.

Tutta roba che non si tocca e che esiste ugualmente.

Lei e' un economista e pure molto bravo.
Ha avuto un ruolo fondamentale nella nostra entrata nell'Euro.
Mi ricordo che una volta ho letto da qualche
parte che ha amato Keynes e Adam Smith in parti uguali.
Non le sfugge di certo, per il bene che vuole all'Italia,
che la Nuova Economia e' piu' che mai Economia.
Cioe' valore, ricchezza, progresso. Da costruire.

E adesso siamo proprio in bilico su un fossato:
da una parte chi non vede l'ora di tornare al passato:
protezionismo, dogane, confini, inquinamento,
spargimento di sangue e spese, nostalgia del debito pubblico.

Dall'altra quelli che guardano avanti, sanno che
si vive meglio se si sa di piu' e se si tengono
i cervelli aperti e con i cervelli anche la societa'.

Mi creda suo,
Francesco Carlà.


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