di Francesco Carlà

Affari nostri: Il buco nella Borsa

del 7/08/2006
di Francesco Carlà

Cari Fwiani,

L'ho scritto tante volte e anche detto in tv:
la Borsa italiana non rispecchia affatto
l'economia italiana ed e' uno dei problemi
della finanza del Paese.

La pensano cosi' anche gli stranieri che
considerano marginale il nostro mercato
finanziario, tanto da non inserirlo in
nessuna alleanza che conta.

Basta vedere il recente fallimento delle
trattative tra Borsa italiana e le borse
tedesche.

Tre i motivi principali:

1 Poca indipendenza dagli istituti
di credito che la controllano;

2 Troppa attenzione a riservare il denaro
ai soliti noti e non a chi vuole crescere;

3 Poco controllo su chi fa il furbo: Gnutti,
dopo anni ed anni, ha appena preso una multina
per insider trading.

Altro che indulto.

Ma, e Wall Street lo dimostra insieme con le
altre grandi Borse, la City in testa, senza
un mercato finanziario agile e ben controllato,
non si va da nessuna parte.

E' una priorita' nell'agenda italiana.


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Sarà triste la vacanza di Massimo Capuano, l'amministratore delegato
di Borsa Italiana, che per la cura dei capelli e dell'abbigliamento
assomiglia a Matteo Arpe.

Il manager che dal gennaio 1998 guida la spa di Piazza Affari e che si
è fatto le ossa in McKinsey (l'accademia dei premi Nobel mancati) ha
coltivato negli ultimi due mesi il sogno di un'alleanza tra la piazza
finanziaria italiana e quella tedesca in modo da contrapporsi
all'intesa ormai irreversibile tra Euronext e il New York Stock
Exchange.

Il disegno è fallito e per il giovane manager (50 anni, sposato, due
figli, una laurea in ingegneria elettronica all'università di Roma)
non resta che ripiegare sul vecchio progetto di quotazione di Borsa
Italiana.
Un'operazione modesta come modesto è il valore di Piazza Affari nel
panorama mondiale della finanza.

A presto,
Vs. Francesco Carla'






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