di Francesco Carlà

Affari nostri: Spalmare o non spalmare?

del 28/08/2006
di Francesco Carlà

Cari Fwiani,

La politica si fa spesso fatica a capirla.

Quella italiana si fa quasi sempre fatica
a capirla, anche perche' e' la difficilissima
sintesi di dozzine di punti di vista ideologici
differenti.

Mettete la Finanziaria che e' in
arrivo sul binario autunnale.

I comunisti e i verdi la vorrebbero spalmata
su due anni perche', dicono loro, la situazione
e' migliorata e non c'e' piu' bisogno di una
cura da cavallo.

Gli altri del Governo non concordano, ma tra
i vari partiti ci sono posizioni piu' sfumate
di un quadro di Monet.

Come andra' a finire?

Probabilmente la spalmeranno su 18 mesi e tutti
contenti, ammesso che cio' sia possibile.
Ma cos'e' che non e' possibile nella politica
italiana dalla caduta dell'Impero romano ad oggi?

Continuero' a seguire la vicenda.


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-Monica Guerzoni www.corriere.it
Spalmare o non spalmare? Diluire tagli (e riforme) nell'arco di due
anni o dare da subito un segnale forte e chiaro di rigore? Sabato il
ministro dello Sviluppo economico Pier Luigi Bersani (Ds) ha
annunciato che la Finanziaria sarà di 35 miliardi e ieri, per essere
più chiaro, ha detto alla Stampa che «si spalma il cioccolato, non
certe misure che sono necessarie». Ma Rifondazione protesta, con il
responsabile della Solidarietà sociale Paolo Ferrero che si è
appellato al programma dell'Unione: Finanziaria in due anni e niente
tagli alla spesa. Due linee, due modi diametralmente opposti di
interpretare la politica economica.

E così Romano Prodi ha dovuto mediare, provare a tenere insieme le
«scelte coraggiose» del Bersani-pensiero con le ansie di Ferrero
paladino dei più deboli. «Per ora non ci sono fatti nuovi rispetto al
Dpef che abbiamo approvato — ha risposto a Bologna il presidente del
Consiglio —. Quindi adesso ripartiamo da dove eravamo, non possiamo
ridiscutere ogni giorno la partenza e l'arrivo». Come dire, qui non si
spalma niente. Ma poi il premier sembra aprire uno spiraglio alla
possibilità di diluire la manovra nel biennio: «Per ora è una ipotesi,
nulla di più». Come ha detto Bersani, la Finanziaria potrebbe
«cambiare il quadro politico», Prodi ci spera e prova a rinviare lo
scontro, pur sapendo che il conflitto tra «spalmatori» e rigoristi
sarà inevitabile.

LO SCONTRO — Due giorni fa il ministro per l'Innovazione Luigi
Nicolais, ds, aveva dichiarato che il Tesoro ha già deciso di spalmare
i risparmi alla spesa in due anni, ma poi ha fatto dietrofront. Un
episodio che indica quanto alta sia la tensione sulla manovra, le cui
linee guida Tommaso Padoa- Schioppa spera di portare in Consiglio dei
ministri già giovedì: 35 miliardi, 20 per riportare il deficit sotto
al 2,8% e 15 per lo sviluppo. Con Rifondazione e contro Bersani sono
schierati i Verdi, che invocano un vertice di maggioranza. Per il
sottosegretario Paolo Cento, pronto a chiedere all'Europa lo
slittamento di un anno del rientro al 3% del deficit, «non è un tabù
parlare di manovra suddivisa in due leggi finanziarie». E Marco Rizzo
del Pdci concorda: «Se tutti i dati economici e fiscali dicono che la
situazione è migliorata, perché una Finanziaria dura?». I Ds sposano
la linea del ministro dello Sviluppo. «Serve una legge coraggiosa e
corposa», conferma Marina Sereni. Ma poiché nella sinistra della
Quercia c'è anche chi, come il sottosegretario all'Economia Alfiero
Grandi, definisce «interessante» il rinvio, la vicecapogruppo
dell'Ulivo apre alla mediazione: «Non è detto che tutta l'efficacia
della manovra debba esplicitarsi nel 2007...».

I RIGORISTI — La Margherita vuole una Finanziaria corposa in un solo
anno. Il coordinatore Antonello Soro: «L'effetto annuncio di una mezza
manovra può produrre la caduta del rigore». Rigorista anche l'Udeur.
«Spalmare? Proprio no, alcune cose o si fanno a inizio legislatura o
non si fanno più» chiude il portavoce Mauro Fabris. Ma Clemente
Mastella è più morbido: «Vedremo. È giusto partire con rigidità, ma
guai se si finisce con rigidità». Prodi promette che il governo «si
confronterà con tutti», ma il radicale Daniele Capezzone boccia le
mediazioni: «Non è il momento degli accomodamenti. Se si decide di
annacquare ci si assume una responsabilità grave». Il 4 settembre i
capigruppo proveranno a smussare le divergenze, poi l'Unione dovrà
vedersela con la Cdl. «La spaccatura è grave e profonda» denuncia per
An Gianni Alemanno, che chiede a Padoa-Schioppa di aprire il confronto
parlamentare prima di approvare il ddl.


A presto,
Vs. Francesco Carla'






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