di FinanzaWorld staff

Telecom e Bolivia

del 24/10/2007
di FinanzaWorld staff

E' di oggi la notizia che Telecom Italia
(MILANO:TIT) sembra aver chiesto un arbitrato
internazionale per bloccare la
nazionalizzazione della controllata boliviana
Entel.

Lo afferma il viceministro alla Presidenza
della Bolivia, Hector Arce, in una conferenza
stampa a La Paz e lo riportano la Reuters ed
altri organi di stampa.

Nell'Aprile del 2007, il presidente boliviano
Evo Morales, ha emesso un decreto con l'ordine
alla Telecom, di vendere parte o tutta la quota
del 50% in Entel allo stato.

Malgrado i tentativi di dialogo iniziale le
trattative sono fallite quando il governo ha
rifiutato la richiesta del gruppo di spostare i
negoziati in un altro paese.

"[..] A sorpresa, la stato ha appreso di una
richiesta di arbitrato internazionale sulla
decisione delle autorità boliviane di
recuperare le azioni in mano alla società
(Telecom Italia) [..]" ha detto Arce,
affermando anche che Telecom Italia ha
presentato il caso il 12 ottobre al Centro
internazionale per la risoluzione di dispute su
investimenti della Banca Mondiale, che si
occupa di conciliazioni e arbitrati in dispute
tra governi e investitori privati esteri.

Negli anni '90 la Bolivia ha ceduto una quota
del 50% di Entel ed il controllo amministrativo
a Telecom Italia, in cambio dell'impegno del
gruppo italiano a raddoppiare il valore di
Entel investendo oltre 600 milioni di dollari,
ma, a detta della presidenza Morales, gli
investimenti sono stati molto inferiori di
quanto concordato, malgrado il gruppo
telefonico respinga queste accuse.

Ora saranno gli organi finanziari
internazionali a cercare di dirimere questa
disputa.

Vanno tenuti però in considerazione alcuni
fattori:

La banca mondiale mal vede l'amministrazione
Morales, soprattutto per il suo tentativo di
contrastare le disparità sociali in quel paese,
agendo con risorse proprie e senza farsi
"stritolare" dal debito estero che la Bolivia
ha accumulato nei passati decenni, con altri
ricorsi a prestiti stranieri.

L'andino ex sindacalista Evo Morales ha
nazionalizzato la produzione di petrolio
acquistando da poco le raffinerie in mano alla
Petrobras per 112 milioni di dollari ed
aumentando notevolmente le entrate statali, ed
ha anche in progetto di cambiare la
fiscalizzazione delle ricche miniere che oggi
pagano un esiguo 3% di imposte, facendo
arricchire i proprietari e versando poco allo
Stato.

Sono stati sicuramente commessi degli errori ed
e' stato spesso tacciato di demagogia, specie
dopo che alla vigilia del suo mandato ha
dimezzato lo stipendio per sè (portandolo a
1500 euro mensili) e per tutti i suoi ministri,
ma è certo che la Bolivia sta cambiando faccia
quasi riprendendosi una sua identità politica
che non la costringa ad elemosinare prestiti
ogni anno per riuscire a pagare le tredicesime
dei dipendenti pubblici.

Ma, per restare in tema, come finirà questa
vicenda?
Ha ragione Telecom oppure Morales?

Sono stati fatti o no gli investimenti promessi?

E' giusto che uno stato sovrano intervenga in
questo modo?






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