di FinanzaWorld staff

Digital Divide in salsa tricolore

del 20/12/2007
di FinanzaWorld staff
Abbiamo letto dati del Censis, di Forrester
Research e di Eurostat, ma alla fine risulta
chiaro, malgrado minime differenze, che tutte
le ricerche e statistiche definiscono il Bel
Paese afflitto da mancanza di diffusione della
Banda Larga.

Il problema è ormai endemico e viene tramandato
da un governo all'altro, da un ministro al suo
successore e la colpa non è mai di nessuno, ma
intanto i cittadini italiani devono penare per
accedere alla rete.

Nei giorni scorsi abbiamo avuto anche una
dimostrazione lampante di cosa significhi la
dipendenza da autovettura e la mancanza di
alternative valide di cui soffrono gli italiani.

Tir in sciopero, mancanza di carburante, panico
da astinenza, scarsità di beni alimentari, come
potrebbe, un paese come il nostro, offrire
alternative ad imprese e lavoratori?

Magari divulgando o favorendo il traffico di
merci non su ruote gommate, ma su binari e
mettendo in condizione imprese e dipendenti di
poter svolgere attività in telelavoro.

Sembrano due epiteti, due offese al pubblico
pudore, nel panorama del più becero
qualunquismo politico, ma tutte e due le
ipotesi cadono sulla mancanza strutturale che
trasforma l'Italia in un paese da terzo mondo.

La rete ferroviaria, vera e propria spina
dorsale di comunicazione "fisica" è carente,
inadeguata, mal gestita e mantenuta e l'ultimo
arrivato dei ministri responsabili, Di Pietro,
si è trovato diverse patate bollenti da gestire
condite da una cronica assenza di fondi
adeguati.

I lavoratori pendolari soffrono, viaggiano
scomodamente, al freddo d'inverno e al caldo
d'estate. Ovviamente stiamo generalizzando e
non tutto è così tragico, ma, parola di ex
pendolare cliente FFSS per diverso tempo, la
situazione reale non è tanto lontana.

I viaggiatori turistici non se la passano molto
meglio ed il trasporto merci soffre di una
evidente mancanza di volontà da parte della
governance di Trenitalia.

Provare ad inviare merci via ferrovia è quasi
un'impresa e alla fine le aziende che devono
far consegnare le merci in tempi brevi ed a
costi ragionevoli, optano per la più comoda ed
efficiente rete di trasporto su gomma che,
grazie a questa mancanza assoluta di un vero
competitor, porta a destinazione oltre il 90%
delle merci.

Quindi al punto 1 abbiamo un trasporto
esclusivamente su gomma con tutte le
conseguenze che l'International Herald Tribune
di qualche giorno fa ha riassunto in un titolo
esemplare: "Old Age problems, in the Internet
world".

Già, internet, il web, il Simulmondo. Eccoci
al punto dolente numero 2.

I dati citati all'inizio ci parlano di una
nazione in cui, fonte Eurostat, gli italiani
che accedono alla rete sono il 43% (meno della
metà) di cui solo il 25% utilizzando banda
larga.

Un quarto degli italiani quindi accede ad
internet in modo "decente" con una banda
accettabile o buona, mentre quasi un altro
quarto accede al web senza banda larga e ...
gli altri?

Come è pensabile che i lavoratori possano
usare il telelavoro? Come è ipotizzabile che
le imprese investano per usare Internet come
uno strumento potente, efficiente e di
visibilità assoluta, quando l'accesso è
fortemente penalizzato?

E' ovvio che non tutti i lavori possono essere
"tele-trasformati", ma in un paese di
impiegati e colletti bianchi, in buona parte
dei casi questo è possibile con immensi
effetti positivi a cascata già affrontati da
decine e decine di esperti e che non stiamo ad
elencare.

Perchè la banda larga non arriva dappertutto?
Ci sono problemi di carattere geografico e
strutturale che possono, SOLO IN PARTE,
giustificare l'atteggiamento refrattario che
le aziende di telecomunicazioni, con in testa
l'ex (davvero ex?) monopolista Telecom Italia,
tengono nell'investire sullo sviluppo della
rete di copertura.

Di fatto i distretti che economicamente
portano risultati più concreti hanno copertura
e servizi che in tantissime altre zone della
nazione ci si può solo sognare.

E qui si intreccia la complicata necessità di
scindere la gestione della rete di
comunicazioni dalle necessità esclusivamente
aziendali di profitto di un'impresa privata.

Riepilogando al punto 1 segniamo un forte
negativo, mentre il punto 2 vede la nostra
nazione arrancare e... il cane continua a
mordersi la coda.

Paesi come la Francia hanno scelto di
ricorrere alla fibra ottica (FTTH) per
aumentare e rendere omogenea una copertura
broadband frammentata e sofferente, ma in
Italia questa ipotesi non sembra molto
realistica in uno scenario in cui la densità
della popolazione, molto elevata anche in
periferia, comporterebbe esposizioni
economiche non indifferenti.

Dal punto di vista tecnologico si parla già di
reti di prossima generazione, di FTTB (Fiber
to the Building), di Vdsl (Dsl di ultima
generazione), di velocità di 50Mbps, ma noi
siamo ancora senza una copertura uniforme e di
qualità anche solo decente.

Luigi Nicolais, Ministro per le Riforme e le
Innovazioni nella PA, ha garantito che "[..]
Entro il 2010 dovremo essere capaci di coprire
tutto il Paese [..]".

Sarà l'ennesima promessa politica?

Sappiamo solo che Forrester Research prevede
che il tasso di penetrazione medio broadband
europeo salirà in sei anni fino al 71%, mentre
l’Italia rimarrà inchiodata ad un 58% di
connessioni a banda larga e soprattutto un
panorama di tecnologie di accesso ancora da
definire.

Buon Anno nuovo Italia.




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