di FinanzaWorld staff

Speciale CleanTech

del 22/12/2007
di FinanzaWorld staff
C’è un vero e proprio mondo ancora inesplorato ed è quello 
delle tecnologie applicate alla produzione di energie 
rinnovabili.

Il cleantech sta affascinando sempre più i big del “mondo 
che conta”: Google investe centinaia di milioni di dollari 
per produrre energia geotermica, BP aumenta i costi 
destinati alla ricerca per “non restar fuori” dall’affare 
dell’energia del futuro. Insomma un vero e proprio 
fermento.

Anche per far fronte alle numerosissime richieste piovute 
su FinanzaWorld, abbiamo preparato una mini-serie di 3 
special dedicati al cleantech.

La suddivisione che abbiamo dato a questo nostro lavoro 
prevede:
Capitolo 1: Energia da pannelli solari, idrica e idrogeno;
Capitolo 2: Energia eolica, biocarburanti e nucleare;
Capitolo 3: Energia geotermica e conclsuione. 

Per ognuno di questi argomenti esistono oramai decine e 
decine di società protagoniste derivate dalla “vecchia” 
produzione di energia che nuovi volti dinamici e con tanta 
voglia di sfondare.

Le “vecchie” major stanno intravedendo in questo una nuova 
e ghiotta possibilità di primeggiare e di non lasciare lo 
scettro di monarchi dell’energia, mentre le piccole neo 
arrivate hanno fatto di questo il loro core-business.

Il cleantech comunque è un argomento che, oltre alla 
tecnologia applicata alla produzione energetica, affronta 
argomenti di carattere sociale e politico, problematiche di 
carattere internazionale, come il protocollo di Kyoto, ed 
economico. Basti pensare agli investimenti per ridurre 
drasticamente le emissioni di CO2 e la creazione di 
migliaia e migliaia di posti di lavoro anche grazie 
all’indotto.

Non vanno dimenticati gli aspetti di puro marketing che 
spingono le società a dare al mercato un’immagine migliore 
avvalendosi di comportamenti “ecologisti”.

Ad esempio la catena commerciale Wal-Mart, l'inglese Tesco 
e British Telecom hanno avviato piani per ridurre le 
emissioni, mentre Coca Cola ha annunciato l'intenzione di 
sostituire la "flotta" di frigoriferi aziendali con modelli 
meno inquinanti. 

Ma è solo spirito “green” quello che spinge questi big ad 
affrontare spese ingenti?

Oltre alla salvaguardia dell’immagine aziendale, la 
governance sa benissimo che i governi prima o poi 
attueranno politiche stringenti e quindi anticipano una 
spesa che sarà comunque obbligatorio affrontare ed inoltre 
riuscire a contenere il costo di combustibili ed energia 
tradizionale, è un fattore positivo per molti bilanci.

Oltre oceano i candidati democratici alla presidenza USA 
stanno sfruttando molto l’immobilità delle presidenze Bush 
sull’argomento ambiente e il nobel ad Al Gore è solo un 
esempio di questa “rinnovata sensibilità” a stelle e 
strisce. 

In Australia il neo eletto primo ministro laburista Kevin 
Rudd, ha battuto, dopo 4 mandati ininterrotti, il 
conservatore Oward facendo molta leva sulle tematiche 
ambientaliste e promettendo la sottoscrizione del 
protocollo di Kyoto. 

L’Australia, insieme agli USA, era l’unica nazione 
industrializzata a non aver ancora sottoscritto il 
protocollo per la riduzione di emissioni di CO2 
nell’atmosfera e da parecchi mesi soffre di una crisi da 
siccità senza precedenti.

È probabile che dopo la terza rivoluzione industriale 
dovuta ai computer sia la rivoluzione verde la quarta e 
questo anche per i dati che arrivano giornalmente da più 
fonti. 

Ma a differenza della rivoluzione informatica questa volta 
non sono gli americani gli attori principali nel cleantech. 
Il 20% del mercato delle tecnologie ambientali è in mano ai 
tedeschi seguiti da danesi,  spagnoli, cinesi, giapponesi e 
indiani, mentre l’Italia segue a molta distanza.

Il ministero dell'ambiente tedesco ha calcolato che da qui 
al 2020 il mercato globale delle tecnologie ambientali, che 
già oggi vale 1000 miliardi di euro arriverà a 2200 
miliardi.

La Allianz ha calcolato che nel 2005 sono stati investiti 
45 milioni di euro in impianti ad energia rinnovabile che 
diventeranno 250 nel 2020.

Ecco, questa è solo una piccola premessa del lavoro che 
andremo a presentare ogni fine settimana, con la speranza 
di chiarirvi e chiarirci meglio le idee su quello che 
sembra essere la scommessa del futuro.

Come è nostro costume cercheremo di parlarne senza troppi 
tecnicismi o paroloni incomprensibili, non disdegnando uno 
sguardo preferenziale agli effetti finanziari/economici di 
ogni argomento affrontato.

Alla settimana prossima con il primo capitolo.





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